lunedì 28 ottobre 2013

Una sinistra che non cambia è di destra

E’ una battuta a effetto, pronunciata spudoratamente e spavaldamente da un “moderno e innovatore” astro nascente della “sinistra”. Il suo modernismo e la sua innovazione si misurano nelle capacità di svendita e di tradimento dei diritti e degli interessi dei discriminati. E’ l’assenza di una sinistra vera a determinare che personaggi e soggetti politici della destra più retriva passassero per innovatori e artefici di cambiamento. La politica oggi è fatta non da persone o soggetti politici che hanno qualcosa da dire, ma da personaggi di spettacolo, cabarettisti, comici e imbonitori, al servizio dei ricchi e dei privilegiati, che con la maschera di innovatori e per gli interessi del Paese, cercano con ogni mezzo di abbagliare i cittadini per far digerire loro le politiche antipopolari basate sulla discriminazione sociale che hanno condannato e portato la massa degli italiani alla fame, alla miseria e all’assenza di libertà. Tutto questo è stato possibile grazie all’assenza di progetti e soggetti politici alternativi, che avessero gli strumenti di analisi utili a denunciare l’imponente attacco di classe in atto ai danni dei lavoratori. Questo ha fatto si che il modello liberista con le sue leggi spietate delle compatibilità del mercato, le “riforme”, le privatizzazioni, i tagli sulla spesa pubblica, che hanno distrutto e azzerato i diritti e le condizioni economiche dei lavoratori, disoccupati e pensionati, potessero diventare accettabili e quindi considerate necessari per “uscire dalla crisi” nonché strumenti di modernità e innovazione per il bene di tutti. Grazie a questi truffatori sociali sono potute passare politiche antipopolari che in questi ultimi decenni hanno prodotto il più grande spostamento di ricchezza immaginabile a vantaggio di pochi privilegiati e a danno di tanti discriminati. Il ceto politico ed economico si è permesso anzi ha alimentato, privilegi e ricchezze spropositate insultanti a vantaggio di pochi “fortunati”, nello stesso tempo ha condannato la stragrande massa di cittadini alla fame, alla miseria e alla disperazione. I salari e le pensioni, per chi è fortunato di averli, vedono il loro potere di acquisto continuamente eroso dall’inflazione, perché scoperti da indicizzazioni e contingenza. Stipendi e pensioni, in barba alla decantata Costituzione, non sono sufficienti a garantire alcuna vita dignitosa a chi li percepisce. I giovani e chi perde il lavoro non hanno alcuna prospettiva e il loro futuro è azzerato. Essi sono completamente in balia della prepotenza padronale. Padronato che utilizzando l’arma del ricatto economico e del lavoro, approfitta dell’aiuto della “sinistra che cambia e si rinnova” (sindacati e partiti) impone i suoi interessi e convenienze per far passare le proprie linee e politiche. E’ stato così cancellato senza colpo ferire il diritto a una sanità e una scuola gratuite e uguali per tutti. I tagli sulla spesa pubblica, lungi dall’incidere sul debito pubblico che continua a crescere, cancellano servizi e civiltà. Tutto questo mentre il sistema fiscale iniquo e discriminatorio anch’esso, vessa e deruba i redditi fissi con pugno di ferro mentre grazia tutti gli altri redditi. Il lavoro è sempre più condizionato alla rinuncia di diritti e salario. Tutto questo non è determinato dalla crisi. La crisi è il pretesto per legare al carro del capitalismo italiano e mondiale e alle convenienze dei capitalisti e del mercato il tenore di vita, i diritti e le speranze della classe degli oppressi e degli sfruttati. Quello che ai capitalisti conviene, che fa aumentare i loro potere, i loro profitti e guadagni, diventa legge: L’azzeramento del sistema pensionistico, la precarizzazione dei rapporti di lavoro, la cancellazione del sistema sanitario e scolastico nazionali, i diritti dei lavoratori, il diritto alla casa e a un ambiente sano, ecc. Le divisioni e le differenze sociali sono cresciute perché la crisi non ha riguardato tutti ma solo la gran massa di cittadini. Per pochi privilegiati non c’è stata mai crisi. Essi hanno continuato e continuano ad arricchirsi, a percepire profitti, rendite e ricchezze enormi e senza vincolo o limite mentre impongono a tutti gli altri restrizioni e tagli insopportabili. Dove sta la sinistra? Quella sinistra che si batte in difesa degli oppressi e contro gli oppressori. Quella sinistra di classe che si schiera a fianco dei discriminati contro il privilegio e la rendita di cui denuncia l’iniquità e l’ingiustizia. Quella sinistra che individua nel superamento della proprietà privata dei mezzi di produzione, la condizione per la costruzione di una società di diversi e uguali. Quella che non rinnega le sue origini, le sue lotte e le sue bandiere. Quella sinistra che non imbroglia che non inganna i lavoratori, i disoccupati e i pensionati, facendo credere loro di condurli verso il futuro e il benessere, mentre li tradisce e lega i loro bisogni e le loro aspettative al carro degli interessi degli speculatori, profittatori e prevaricatori padronali e dei loro servi politici. Servi capaci di imbonire il popolo facendogli credere che se si muore di fame è per il bene del Paese e per la collettività. La Costituzione non può essere considerata un feticcio immodificabile lasciando solo alla destra conservatrice che mai l’ha digerita e che oggi coglie l’occasione per spostarne l’asse ancora di più a destra, la bandiera del cambiamento. La Costituzione può essere veramente cambiata e innovata anche e soprattutto da sinistra, cancellando ad esempio gli artt.41 e 42 che riconoscono e garantiscono la proprietà privata, e determinano le condizioni e i caratteri della società capitalista attuale che è costruita sull’ineguaglianza, sullo sfruttamento e sull’ingiustizia sociale operati da pochi a danno di tutti gli altri. Questi due articoli cancellano tutti gli altri a partire dall’art. 1 diritto al lavoro (diritto che la Costituzione riconosce ma non garantisce, altra modifica necessaria) e dalla garanzia a una retribuzione equa e capace di assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Questo potrebbe essere un obiettivo di lotta qualificante su cui ricostruire un’identità alternativa e antagonista al sistema su basi di classe e di sinistra.