venerdì 23 novembre 2012

L’ultima svendita dei lavoratori

Il rito si ripete ormai da più di venticinque anni: Cisl e Uil firmano accordi capestro. La Cgil non firma ma poi si adegua, nel tempo, senza clamore. In troppe occasioni si è consumata la ridicola messinscena di questi servi sindacali che si fanno interpreti dei desideri dei padroni con il loro complice, il Governo, per svendere i diritti di chi lavora. Tutto queste trattative e “accordi” si sono conclusi senza che i lavoratori, diretti interessati, siano stati coinvolti e abbiano dato il benché minimo mandato a trattare ne tantomeno abbiano potuto esprimersi sui suoi contenuti conclusivi. Ogni e qualsiasi simulacro di democrazia è calpestato da questi sindacalisti che con l’obiettivo di aumentare la produttività e di servire gli interessi dei capitalisti, cancellano i contratti nazionali di lavoro, gli inquadramenti professionali, la certezza dei livelli salariali e ogni forma di tutela del diritto di chi lavora. Il padronato italiano, con l’aiuto dei sindacati di comodo e del Governo, è riuscito nell’intento di aumentare i suoi utili e profitti. L’unico aumento della produttività che intendono loro passa solo per la riduzione dei salari, l’aumento dei ritmi di lavoro e la compressione dei diritti e della libertà di chi lavora. Alla luce dei fatti è dimostrato che le logiche del padronato dei nostri giorni sono le stesse di quelle del padronato di fine ottocento e che la lotta di classe non è sparita con il muro di Berlino: Nessun diritto per chi lavora (flessibilità), salari ridotti e legati al cottimo, se si lavora di più e l’azienda guadagna poi, forse, qualcosa va a chi lavora altrimenti no, controllo spionistico dei lavoratori, libertà per il padrone di de localizzare, precarizzare, di assumere o licenziare, anche in base all’adesione o meno del lavoratore a un sindacato ritenuto scomodo, a prescindere dal diritto, ecc. La prossima mossa sarà ripristinare il medico aziendale per controllare direttamente le malattie del personale. Al padrone e imprenditore spetta ogni libertà al lavoratore invece ogni dovere e nessun diritto. Ancora oggi c’è chi si ostina a definire “datori di lavoro” questi pescecani che invece sono ladri di libertà, di sudore e prenditori di profitto. Com’è stata possibile in Italia questa immensa opera di restaurazione capitalista della disuguaglianza? Come mai la classe padronale ha potuto ripristinare i suoi privilegi senza trovare opposizione degna di nota? Dove erano le organizzazioni dei lavoratori? Per quale falso ed erroneo interesse generale hanno permesso tutto ciò, senza denunciare la quantità e la qualità dell’attacco di classe attuale? Com’è possibile che di fronte a questo inedito e intollerabile massacro sociale, la classe operaia sia politicamente succube e piagata sugli interessi e ragioni delle banche e dello spread? Padronato e Governo, con il valido aiuto dei sindacati hanno usato la crisi che hanno generato, per spostare ancora di più a loro vantaggio la ricchezza e i privilegi. E’ finita qui? L’assenza di analisi basate su metodi scientifici degli interessi di classe dei vari soggetti sociali in campo ha permesso la vittoria del padronato e la sconfitta attuale dei lavoratori, perché essi sono privi degli strumenti di analisi e organizzativi per contrastare l’attacco del padronato e dei suoi servi. E’ ora di denunciare con forza che, quello in atto, è un vero e proprio attacco sociale e di classe, dove gli sfruttatori vogliono far passare per interessi di tutti i loro comodi. Tutte le misure economiche, politiche e sindacali adottate dal Governo dei padroni e delle banche, non hanno lo scopo di “salvare l’Italia”, ma di arricchire ancora di più la classe dei ricchi, dei privilegiati e degli speculatori finanziari a danno della classe lavoratrice, dei pensionati, dei disoccupati e di tutti i discriminati. I lavoratori devono prendere coscienza della differenza degli interessi fra le classi sociali, solo così potranno difendere i loro diritti e libertà e contrastare le logiche padronali. La consapevolezza cioè dell’inconciliabilità e conflitto esistenti fra i loro interessi e quelli di chi li vuole solo sfruttare per continuare ad arricchirsi. L’ignoranza e la sottovalutazione di questo elementare principio, ha permesso e permette che si scambiassero i comodi di Marchionne e della Fiat con gli interessi generali e di chi lavora.

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