Rating, spread, default, mercati, competitività, borsa, speculazione finanziaria, debito pubblico, sono termini di cui sentiamo sempre più spesso parlare. Pochi conoscono il loro esatto significato.
Abbiamo tutti imparato però a nostre spese, che ogni volta se ne sente parlare arrivano tasse, tagli alla spesa pubblica, ai servizi, alla sanità, alla scuola, stipendi e pensioni, diritti sociali, uniti a un peggioramento delle condizioni di lavoro e disoccupazione.
Quando gli indici economici sono negativi, quando Piazza Affari "perde", i giornali e la tv danno enorme risalto alla notizia diffondendo ansia e angoscia. Se poi una delle agenzie che realizzano (Moody’s o Standar & Poor’s) ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni modifica in peggio il rating del Paese, arriva il panico. Quando gli indici economici sono negativi, (sempre) si crea nell’opinione pubblica una situazione da psicodramma. Non sono contestati i dati negativi. Non è contestata l’azione speculativa di chi, per proprio esclusivo vantaggio e guadagno è insensibile ai richiami patriottici (il denaro non ha nazionalità) e vince, incamerando privatamente una valanga di denaro, mentre quando perde a pagare è la collettività (ovvero i cittadini) non lui.
Il mercato, la speculazione e la competitività sono diventati i nuovi totem, la nuova dogmatica ideologia. Sono la “nuova” variabile indipendente, cui condizionare tutto il resto: occupazione, salari, diritti civili e sociali, servizi.
Se gli indici economici sono negativi, non è ricercato chi o coloro che, con azioni predatorie, costringe alla fame nazioni e popoli, tutt’altro. La speculazione e tutte le sue conseguenze negative sono considerati possibili e quindi legittimi, poco importa se produrranno lacrime e sangue per i redditi fissi e i disoccupati.
Quando gli indici economici sono negativi, il Presidente della Repubblica, il Governo, i partiti (tutti), la Confindustria e il sindacato cominciano a parlare di Patria e coesione nazionale, di politica di rigore e di sacrifici. Sacrifici che non faranno gli speculatori, né chi durante tutti questi anni ha continuato ad arricchirsi mentre tutti gli altri s’impoverivano. Personaggi che anzi potranno continuare tranquillamente a speculare. Non ci sarà alcuna forza dell’ordine che li perseguiterà o arresterà per le sofferenze che procureranno, per la semplice ragione che non esiste alcuna legge che vieti la speculazione. Ci mancherebbe altro. E’ il mercato bellezza. La legge e le leggi nostrane antepongono al diritto collettivo, a un’esistenza dignitosa e libera, il diritto privato all’arricchimento sfrenato, senza limiti, a qualunque costo.
Quando gli indici economici sono negativi (anche quando non lo sono, in realtà), gli speculatori possono continuare tranquillamente a esportare clandestinamente capitali all’estero e a ripulirli con lo scudo fiscale al cinque per cento (tanto saranno i salari a essere tartassati, togliendo perfino i trattamenti di famiglia); possono trasferire o de localizzare le loro aziende in altri paesi e licenziare i lavoratori; possono guadagnare utili o profitti senza limite alcuno, congelare stipendi e pensioni e costringere alla precarietà intere generazioni di lavoratori; possono incamerare stock option per milioni di euro annuali e fare new company tagliando pause e diritti; possono andare in pensione dopo soli due anni e mezzo se parlamentari e obbligare i cittadini a non andarci mai, o dopo quarantuno anni di lavoro; possono curarsi all’estero, avendone le risorse (a partire dai massimi rappresentanti del governo e del padronato) e costringere invece i cittadini a reddito fisso ad accontentarsi della chiusura di ospedali o di pagare ulteriori ticket per le prestazioni sanitarie (stesso discorso per la scuola).
Tutto ciò può tranquillamente continuare e non essere messo in discussione, fa parte della libertà (?). Agli speculatori non è chiesta alcuna coesione nazionale.
La coesione nazionale viene richiesta ai lavoratori, pensionati e precari per convincerli a rinunciare patriotticamente ai loro salari e pensioni, ai loro diritti e servizi in nome della libertà (per chi?) e della democrazia. Quale democrazia e quale libertà? Non certo quelle di chi ha sempre pagato. E sa che continuerà a pagare sempre di più.
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