Il 13 aprile si terrà a Roma la manifestazione nazionale di Cgil Cisl e Uil per “ottenere soluzioni immediate per chi è rimasto: senza lavoro, senza reddito e senza pensione e per cancellare l’ingiustizia delle ricongiunzioni onerose”.
La crisi economica ha determinato la chiusura di tantissime aziende e la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Laddove è stato possibile sono stati sottoscritti accordi sindacali, anche con la partecipazione di rappresentanti pubblici che hanno agevolato l’esodo dei lavoratori anziani. Tantissimi lavoratori sono stati indotti a rinunciare al proprio lavoro e ad accettare il licenziamento perché prossimi alla pensione in base ai requisiti previsti dalle norme preesistenti la “riforma delle pensioni” del governo Monti.
Con la “riforma” Monti sono state abolite le pensioni di anzianità ed è stato elevato il limite di età e di contribuzione per l’accesso alle nuove pensioni questo ha prodotto che i lavoratori posti in esodo si sono trovati senza lavoro, senza stipendio e senza pensione a causa dell’incremento dell’età riguardante la speranza di vita.
A questo va ad aggiungersi l’incremento scattato dal luglio del 2010 che impone ai lavoratori, in particolare quelli esodati, per andare in pensione, pesantissimi oneri di ricongiunzione molto gravosi, in molti casi, di centinaia di migliaia di euro, con la conseguenza che molti lavoratori, non potendo pagare, si trovano nella condizione di non aver diritto a pensione.
Manifestare contro un governo che stravolge le regole pensionistiche e priva del necessario per vivere chi, dopo aver lavorato una vita, è arrivato al traguardo della pensione non solo è giusto ma sacrosanto.
La violenza esercitata su chi è incappato nelle “nuove” regole delle pensioni credendo nei suoi diritti e nello stato di diritto che dovrebbe esistere un Paese civile è enorme. Per loro non c’è salvezza alcuna, altro che decreto “salva Italia”.
Fa bene dunque il sindacato a manifestare contro questa palese ingiustizia e prevaricazione.
Stupisce e indigna però che non sia oggetto della protesta la riforma delle pensioni nel suo insieme ma essa sia circoscritta ai soli obiettivi, pur giusti, relativi gli esodati e le ricongiunzioni onerose.
Il 12 dicembre dello scorso anno Cgil, Cisl e Uil hanno indetto lo sciopero generale contro l’operato del Governo Monti, in particolare le richieste Cgil erano: La conferma dell’indicizzazione sulle pensioni medio basse; la conferma come requisito per l’accesso alle pensioni di anzianità di quaranta anni di contribuzione; la tutela dei lavoratori in mobilità o licenziati; di rendere più graduale l’innalzamento dell’età pensionabile per le lavoratrici; di rendere progressiva l’imposta sulla casa, altrimenti graverebbe soprattutto sui redditi medio bassi; di attuare la riforma degli ammortizzatori sociali.
In aggiunta la Cgil, nel definire iniqua la manovra perché colpiva soprattutto i redditi più bassi, contraeva i consumi, accentuava la recessione, creava nuova disoccupazione, chiedeva che a pagare fossero i più ricchi e chi non ha mai pagato. Per questo richiedeva: 1) Una imposta sulle grandi ricchezze; 2) La tassazione vera dei capitali scudati; 3) La tassazione dei capitali portati in Svizzera; 4) La vendita e il canone sulle frequenze televisive; 5) La riduzione delle spese per l’acquisto di 131 bombardieri F 35; 6) L’avvio di una seria e costante battaglia contro l’evasione fiscale, tra le più alte e scandalose al mondo.
Di tutte le richieste, pur molto moderate, avanzate dalla Cgil, quante sono state accolte? Pressoché nessuna. La stessa richiesta di riforma degli ammortizzatori sociali si è tramutata in un ennesimo attacco ai diritti dei lavoratori che sono i soli a pagare, sull’articolo diciotto.
Troppo poco.
La manifestazione del 13 aprile avrebbe dovuto essere il conseguente proseguimento di quanto iniziato con lo sciopero generale di dicembre. Invece sembra il suo definitivo affossamento poiché “dimentica” le rivendicazioni che lo stesso sindacato si era dato e cancella dagli obiettivi dell’iniziativa ogni rivendicazione di equità.
C’è da augurarsi che la manifestazione di domani coinvolga una grande massa di lavoratori che non è contro l’iniqua politica del Governo Monti e la sua politica pensionistica, ma solo sui problemi degli esodati e delle ricongiunzioni.
Questi obiettivi parziali fanno passare in secondo piano gli stessi pronunciamenti del sindacato pronunciati nelle piazze in occasione dello sciopero generale del 12 dicembre e riducono la protesta a soli obiettivi particolari con il fine di illudere i lavoratori sui reali contenuti della lotta, da una parte, e dare un messaggio politico ben preciso, al Governo ed al padronato, dall’altra, sulla reale intenzione del sindacato: Quello di rinunciare a combattere su tutto il resto. Del resto i pacchetti di sciopero a babbo morto lo dimostrano a pieno.
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