La “crisi economica” che colpisce come sempre i lavoratori sta fornendo, al Governo e ai suoi sostenitori Cisl, Uil, Confindustria e partiti politici, il pretesto per l’assalto finale a quello che resta dei diritti di quei cittadini che per necessità sono costrettti a diventare lavoratori dipendenti.
L’enormità di quanto sta accadendo appare evidente nella norma (art. 8) della manovra economica del Governo. Questo articolo da il diritto e la libertà ai “datori di lavoro” di licenziare un lavoratore dipendente o di derogare a leggi e contratti di lavoro, quando questo sia deciso in accordo con sindacati percentualmente più rappresentativi a livello territoriale o aziendale. Questi sindacati, in base all’art. 8 possono sottoscrivere accordi con le aziende in deroga che privano i lavoratori di tutele e diritti compresi quelli previsti dalla Costituzione. L’ultima modifica all'articolo del decreto stabilisce che possono sottoscrivere le intese in questo senso non solo le "associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale", ma anche le "loro rappresentanze sindacali operanti nelle aziende"; le intese avranno, però, "efficacia per tutti i lavoratori”.
I diritti fondamentali dei cittadini, quelli sanciti dalla prima parte della Costituzione, e i contratti di lavoro diventano, per chi lavora sotto padrone, carta straccia.
Molte considerazioni possono essere fatte in proposito. Due in particolare: E’ sufficiente un accordo territoriale o addirittura aziendale, fra imprenditori e sindacati “rappresentativi” per privare un lavoratore dei diritti di libertà e uguaglianza fondamentali. Il lavoratore, in base a ciò, non è più titolare di tali diritti a prescindere, come cittadino della Repubblica, perché questi gli possono essere tolti e revocati da altri soggetti quali il padrone e il sindacato che hanno, loro, il potere di farli diventare cittadini detentori di diritti di serie b.
Quale democrazia è mai quella che permette a soggetti terzi sulla base di valutazioni economiche di privare altri cittadini di diritti inalienabili e primari, previsti dalla legge fondamentale, nata dalla lotta partigiana, sulla quale è costruito il patto fondante del Paese e del Popolo italiano?
Il diritto all’uguaglianza dei cittadini è definitivamente compromesso perché, anche formalmente, i cittadini sono titolari di diritti diversi legati alla loro condizione economica e al loro stato sociale che li costringe a diventare lavoratori dipendenti.
La contrattazione decentrata a livello territoriale e aziendale non è un’invenzione di questo governo, da sempre è stato possibile sottoscrivere, laddove ve ne erano le condizioni e la forza, contratti migliorativi di quelli esistenti e mai intaccare o far venire meno leggi. A differenza del passato, però, ora il sindacato, in particolare quei sindacati disponibili e collaterali al padronato e ai suoi interessi, potranno, in base alle “ innovazioni” firmare e validare accordi peggiorativi di leggi e contratti che possono negare diritti consolidati e irrinunciabili.
Il sindacato inoltre cessa, anche formalmente, di essere uno strumento di organizzazione e difesa degli interessi e dei diritti dei lavoratori perché diventa uno strumento istituzionale di gestione dei rapporti di lavoro oppure, addirittura, uno strumento delle aziende e del padronato acquisendo il potere e il diritto (sulla base di quale mandato?) di privarne, chi dovrebbe tutelare nei suoi diritti di cittadino, quando diventa lavoratore. Non sono questioni da poco.
In questo contesto occorre sostenere quelle forze sindacali alternative che sono dalla parte dei lavoratori e che resistono all’attacco padronale. A partire dalla Fiom che è il vero motore dello sciopero generale del 6 settembre unitamente ai sindacati di base, per rafforzare la sua battaglia contro il padronato e le componenti concertative e liberiste presenti nella Cgil che hanno prodotto la deriva compatibilista e flessibilista con gli interessi del mercato del più grande sindacato italiano e che fanno diventare portavoce delle forze sociali la Marcegaglia, per fare il modo che il 6 settembre sia l’inizio di una stagione di ripresa delle lotte e di riscossa dei lavoratori e non solo un sistema per accontentare le frange più combattive del mondo del lavoro e poi far passare, come fino ad oggi è stato fatto, anche questa ennesima manovra antipopolare e liberticida.
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