A scorrere l’elenco dei “tecnici” nominati ministri nel neonato governo Monti si certifica l’assenza, come d’altra parte avviene da troppo tempo anche negli esecutivi di nomina politica, di qualsiasi seppur minima o simbolica rappresentanza dei cittadini che non appartengano alle categorie di cui sopra.
In barba ai “sacri” principi di parità e uguaglianza enunciati dalla Costituzione, oggi più che mai inapplicati, i lavoratori, i disoccupati, i pensionati e i precari sono sistematicamente esclusi da quella cerchia di persone privilegiate che prendono le decisioni. Decisioni che sono assunte da politici e “tecnici” che non fanno parte del popolo, perché non ne condividono le condizioni economiche ma sulla cui pelle pretendono di decidere.
Il politico, l’industriale, il banchiere e il professionista (i ricchi) non hanno bisogno di uno stato sociale, di servizi, scuole, ospedali, ecc. funzionanti, efficienti ed efficaci. Per costoro i servizi sono solo sprechi. Essi godono di condizioni economiche enormemente superiori a quelli di tutti gli altri cittadini e di privilegi inaccettabili. Non hanno il sostituto d’imposta, pagano il fisco (quando per gentile concessione lo fanno), non su quello che percepiscono, ma su ciò che dichiarano e a consuntivo; scaricano dal proprio reddito tutto e il contrario di tutto; usufruiscono d’incentivi, finanziamenti, privatizzazioni, sgravi e scudi fiscali, sconti, bonus, condoni, ecc., ecc., ecc.. Ora potranno acquistare beni pubblici, immobili e fondi agricoli che loro stessi gestiscono a prezzi di saldo.
Tutto questo si verifica per un solo motivo: sono loro che fanno le leggi. Loro è la classe privilegiata e dominante.
Come spiegare diversamente la sistematica esclusione dal Governo proprio di quei cittadini che sono declassati a spettatori passivi delle scelte delle elite: il lavoro, la pensione e l’età di pensione, le tasse dirette e indirette, i servizi, istruzione, sanità, ecc.? Non sarebbe opportuno che fosse proprio una rappresentanza diretta di quelli che pagano e usufruiscono dei servizi pubblici, perché non sono in grado di pagarsene di privati, a decidere su tutto ciò che li riguarda?
Il governo dei “tecnici” e dei competenti non serve per migliorare ma per rendere “compatibili” con le convenienze dei privilegiati sia le entrate sia le uscite dello Stato. Poco importa se peggioreranno le condizioni di vita del popolo, se i giovani non troveranno lavoro o saranno precari a vita.
La realtà è quella che vede l’ennesimo riproporsi di un governo iperliberista, sotto la maschera di governo superpartes, ma che è espressione diretta dei poteri forti, delle lobby, di quel mondo che ci ha portato nella crisi attuale. Un governo, legato alle banche, alle imprese, al Vaticano, alle università private, ai privilegiati e ai ricchi, che è il contrario di quello che servirebbe ai discriminati. Un governo ipocritamente definito "tecnico", di cui nessun partito politico che siede in Parlamento vuole condividere le responsabilità di decisioni "impopolari", ma che tutti ritengono necessarie per evitare il default del Paese. Perché tutte le forze politiche condividono, senza avere il coraggio di dirlo, l'amara medicina della Bce che è da loro ritenuta una buona ed efficace terapia. Non sarà certo la tiepida patrimoniale che forse si farà o forse no a conferire alla manovra un timbro di equità.
La manovra che Monti varerà colpirà, infatti, con inaudita durezza innanzitutto i ceti popolari, l'impalcatura del welfare, il lavoro. Si capisce perché il Pd, completamente immerso nell'ideologia liberista e pienamente solidale sulla linea dettata dalla Bce, non voglia assumersi la responsabilità delle misure impopolari che saranno decise dal governo Monti. E' meglio, anzi necessario, condividerle con la destra, per fare in modo che la prevedibile reazione sociale non si ne individui la responsabilità esclusivamente su chi in questi anni è stato “all'opposizione”. Magari il Pd può cogliere l'occasione del Governo "tecnico" per sperimentare, nell’inarrestabile percorso di spostamento a destra, “nuove” alleanze politiche perfino con Berlusconi e il suo partito, o addirittura con gli ex fascisti.
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