Intervenendo a un attivo sindacale dei delegati di Modena, la segretaria della Cgil Susanna Camusso ha spiegato i cardini su cui è impostata l’iniziativa di protesta. La ragione fondamentale è dare una scossa al Paese per sollecitare un cambiamento a partire dalle emergenze del lavoro e dell'economia.
"Il governo sta affossando il Paese" ha affermato la Camusso e, "sulla base di questo giudizio" proclamare lo sciopero generale per la Cgil è "una scelta di responsabilità. Un'organizzazione come la nostra deve immaginare la sua mobilitazione in un tempo lungo. Ma anche in un tempo che è ogni giorno nel rapporto su cosa può succedere col governo, sulla campagna sulla democrazia, nell'idea sui valori della costituzione, della democrazia, della scuola chiamiamo altri insieme a noi". Alla base dello sciopero è il documento approvato qualche settimana fa dal direttivo Cgil, che riassume le questioni più spinose del mondo del lavoro: "E' necessario rimettere al centro il tema del lavoro e dello sviluppo - si leggeva tra l'altro -, riconquistare un modello contrattuale unitario e battere la pratica degli accordi separati. Inoltre occorre riassorbire la disoccupazione, contrastare il precariato, estendere le protezioni sociali e ridare fiducia ai giovani. Serve una nuova stagione fatta di obiettivi condivisi e rispettosi della dignità del lavoro e serve definire le regole della democrazia e della rappresentanza".
La decisione della Cgil di indire per il 6 maggio uno sciopero generale rappresenta senza dubbio un elemento di novità positivo nello scenario politico italiano, perché è la prima iniziativa di lotta e di protesta che può innescare un processo di ripresa delle forze del lavoro, rimaste inerti negli ultimi lunghi anni a causa della politica subalterna portata avanti dai sindacati confederali, compresa la Cgil. Politica che ha determinato il pesante attacco alle conquiste dei lavoratori negli ultimi 20-25 anni.
Lo sciopero, che è senza dubbio il risultato della coraggiosa e coerente linea di classe seguita dalla Fiom nelle vicende Fiat, va sostenuto e preparato, ma vanno modificati radicalmente la durata, che deve essere di otto ore, le ragioni dell’iniziativa, l'obiettivo e la controparte. Di fronte all’attacco pesantissimo del governo e del padronato, infatti, occorre costruire una risposta forte e adeguata per creare i rapporti di forza necessari a contrastare efficacemente l’attacco in atto.
Occorre sottolineare che quattro ore sono poche in rapporto alla gravità della situazione: non permetteranno una risposta adeguata e la costruzione di una manifestazione nazionale, ma determineranno lo spezzettamento delle iniziative. Quattro ore decise per una data troppo lontana per giunta.
La critica più grande che però va fatta riguarda la controparte individuata dalla Cgil verso cui si chiamano i lavoratori a protestare e scioperare. Il governo attuale è responsabile in prima persona delle condizioni in cui si trovano oggi i lavoratori, i disoccupati e i precari. Lo è però insieme al padronato e alla Confindustria. E’ responsabile insieme ai padroni dell’attacco e della progressiva erosione e demolizione delle conquiste economiche, sociali, civili e di libertà, a partire dalla Costituzione. Tutto ciò ha determinato il drammatico peggioramento delle condizioni di vita e di libertà dei discriminati e ha consentito un enorme spostamento di ricchezza a favore dei ricchi e dei capitalisti. Questi ultimi insieme al governo hanno imposto, mentre affamavano intere generazioni di cittadini e si arricchivano, la cancellazione del sistema previdenziale e della sanità pubblica; la precarizzazione e la cancellazione del diritto al lavoro; la delocalizzazione delle aziende costringendo i lavoratori al licenziamento o a subire condizioni lavorative economiche e normative sempre peggiori; la cancellazione del diritto sciopero e del diritto al trattamento di malattia; l'aumento delle ore e dei ritmi di lavoro, spostando le pause alla fine di nastri di ben otto ore. Hanno destrutturato il sistema di relazioni sindacali, determinato l’azzeramento dei contratti nazionali di lavoro e consolidato la prassi dei contratti e accordi separati ed hanno diviso i lavoratori. Questo solo per fare alcuni esempi. Tutto ciò mentre i loro profitti continuavano ad aumentare in modo inversamente proporzionale ai salari e alle pensioni.
C’è da denunciare che anche il cosiddetto centro”sinistra” ha collaborato alacremente a tutto ciò, sostenendo le ragioni del padronato con le varie leggi decise quando era al governo, o con posizioni assunte “dall’opposizione”. Basti ricordare la controriforma Dini e poi quella Prodi, che tagliavano le pensioni da lavoro e quelle di vecchiaia; la legge Treu che istituiva il precariato; oppure le posizioni arroganti e prepotenti della Fiat di Marchionne non sufficientemente contrastate sulle vicende di Pomigliano e di Mirafiori; o sui rinnovi contrattuali. Questo solo per fare alcuni esempi. Tutto ciò in sostanziale continuità con le linee economiche sostenute da Berlusconi.
I governi Berlusconi e di centro”sinistra” che si sono succeduti hanno, in perfetta sintonia, rivendicato e sostenuto le ragioni del libero mercato, della competitività e della delocalizzazione, facendosi interpreti e rappresentanti, pur se in competizione fra loro, degli interessi del capitale e dei padroni.
La Cgil da par suo “dimentica” volutamente le responsabilità padronali e disorienta i lavoratori. Berlusconi ha tutte le responsabilità, ma non sarebbe riuscito a governare senza il sostegno diretto e interessato delle “forze economiche” e del padronato comunque mascherate.
Il 6 maggio occorre perciò scioperare contro la crescente discriminazione e ingiustizia sociale e contro il governo e il padronato, ma anche contro tutte quelle forze politiche e sindacali che sostengono le ragioni e gli interessi dei padroni, dei ricchi e del capitale.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento