Scorre la vita politica in Italia senza che apparentemente nulla di significativo e di nuovo succeda. In realtà non è che non succeda nulla. Semplicemente si ripetono fatti e si ripropongono situazioni e avvenimenti già accaduti e consumati.
Se non fosse per la tragedia che ha riguardato, per l’ennesima volta, il contingente di “pace” italiano in Afghanistan, ci si potrebbe annoiare all’ennesimo balletto di posizioni che la “democrazia” italiana attraverso i politici e i mezzi di comunicazione ci propina, circa le opportunità della permanenza militare armata in quell’area. Come il solito ci saranno i soliti benpensanti a orologeria che ci diranno che questo è il momento del dolore e non della polemica politica. Naturalmente l’intervento militare continuerà, ci saranno altre vittime e ripartirà il balletto.
La “libertà” di scelta fra le scuole statali e quelle cattoliche o private, ma finanziate anche con i soldi pubblici, continua a essere predicata e perseguita ostinatamente. Come si fa a non essere d’accordo con una scelta di libertà? Bisognerà spiegarlo al disoccupato e al precario che anche loro hanno questa libertà, che anche loro possono mandare i propri figli in quelle scuole: basterà mettere mano al portafoglio riempito di aria per godere del diritto. Naturalmente si svilupperà un dibattito politico fra gli schieramenti di centrodestra e centro”sinistra”, per accertare e dimostrare chi di loro ha effettivamente affossato la scuola pubblica. Naturalmente ognuno incolperà l’altro, con buona pace della moribonda cultura dei nostri figli.
Nel frattempo, sostiene qualche dirigente del Partito democratico, si può organizzare una bella manifestazione di protesta, come quella recente delle donne, naturalmente senza simboli di partito e senza parole d’ordine dirompenti, così potrà partecipare anche Fini e il suo neonato gruppo di centrodestra, tutti uniti in un unico afflato antiberlusconiano. Della scuola pubblica poco importa è un problema che viene dopo.
La “persecuzione” giudiziaria di cui è vittima, da troppi anni, il “povero” Presidente del Consiglio intanto continua. Proprio oggi Berlusconi è stato dichiarato contumace, ma da giudici comunisti, su ordine di politici comunisti e su ciò si scateneranno articoli su giornali e dibattiti televisivi noiosi, ripetitivi e inutili di un ceto politico proteso a raccogliere consensi. Tutto rimarrà come prima, visto che sono circa venti anni che questa situazione permane e si ripete. Con buona pace delle più “alte” cariche istituzionali e “dell’opposizione parlamentare”, che non ha altri argomenti per attizzare il dibattito e il “confronto” se non vicende che con i problemi dei lavoratori nulla hanno a che spartire.
Vendola si lancia in ripetuti volteggiamenti teorici per contendere la leadership ai “democratici” sul piano delle capacità dialettiche personali, più che sui contenuti, avendo anch’egli accettato il liberalismo e abbandonato il comunismo, proponendosi come candidato della coalizione liberista di centro”sinistra” (non escludendo un suo possibile ingresso nel Pd). Per fortuna c’è Fassino che ha vinto le consultazioni interne del Pd di Torino. Si è visto Fassino agitare le mani in segno patetico di vittoria: quelle interne sono le sole consultazioni democratiche in cui vince quel partito (ogni tanto). Cosa ci sarà mai da esultare?
Anche lavoratori, pensionati, precari e disoccupati non hanno registrato cambiamenti nel proprio stato. La loro voce resta muta. Le poche forze disponibili non hanno ancora imboccato la strada della chiara (necessaria e inevitabile) analisi di classe e della conseguente costruzione di un'opposizione sociale che sgombri il campo dai prestigiatori politicisti del centro”sinistra”. Che in stretta collaborazione con il centrodestra hanno smantellato il sistema di conquiste e di diritti costato lacrime e sangue a chi lo aveva conquistato.
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