Da qualche giorno a questa parte i massimi rappresentanti del padronato italiano (l’amministratore delegato della Fiat Marchionne e la presidente di Confindustria Marcegaglia) si vanno lamentando della disperata solitudine in cui si verrebbero a trovare e di cui sarebbero vittime. In un videomessaggio Emma Marcegaglia invita le forze imprenditoriali a partecipare alle assise generali 2011 di Confindustria e Piccola industria, dichiarando testualmente: ”L'Italia di oggi è un Paese diviso e dal mondo delle imprese deve venire un esempio per tutti. Dobbiamo far capire che si può convergere su poche scelte, condivise” e ha aggiunto, “dobbiamo far sentire forte la nostra voce per dare messaggio chiaro al Paese sulle cose da fare. Il caldo invito che vi rivolgo - prosegue la Marcegaglia - è che partecipiate tutti. È una grande occasione per decidere l'Italia che vogliamo. Uniamo esperienze, passioni, voci e intelligenze. Non è il momento di scaricare sugli altri le colpe”. “L'Europa - ha aggiunto - si divide sul rigore tra pochi Paesi forti e molti a rischio, la lotta per la competitività sui mercati mondiali diventa sempre più aspra, con prezzi delle materie prime sempre più instabili”. Di qui l'esigenza di una mobilitazione eccezionale, perché “dall'impresa può e deve venire un esempio per tutti”.
Dietro queste affermazioni, di alto contenuto politico e spirito patriottico si cela, come sempre, la pretesa del padronato nazionale nostrano del totale sostegno dello stato, attraverso finanziamenti ed esenzioni fiscali e della perenne decrescita dei salari e dei diritti dei lavoratori, dietro la promessa sempre più vana e sommessa di sviluppo, occupazione e benessere. Si guardano bene, nel loro solitario lamento, dal rivendicare per essi stessi la compagnia e la sorte cui destinano, grazie alle loro scelte ingorde ed egoiste, i lavoratori, i licenziati, in mobilità o cassa integrazione. Né pensano di condividere, tanto per non rimanere in solitudine, le condizioni cui la loro cupidigia condanna i tanti precari, giovani senza futuro o pensionati costretti a confrontarsi con pensioni da fame e uno stato sociale in perenne ridimensionamento. Questo per permettere allo stato e agli enti locali di risparmiare e di finanziare così il ruolo “sociale” (?) che in questa società di discriminazione hanno i padroni. Padroni la cui politica, unita a quella dei governi di vario colore, ha reso aleatori la libertà, i diritti, il salario e tutto ciò che riguarda il lavoro ed è diventata un totem ideologico, contrabbandato come la condizione della competitività d’impresa, strumento di sviluppo e di crescita (per chi?), assoldando il sindacato alla flessibilità, alla compatibilità e al mercato. In venticinque anni, infatti, il diritto del lavoro e le sue conquiste sono state azzerate per renderle compatibili al diritto padronale e ai suoi interessi.
I lavoratori, i disoccupati, precari o pensionati hanno capito e conoscono da tempo quale è il messaggio e l’esempio che, ancora una volta, mandano costoro, Marcegaglia e gli industriali italiani. A questo messaggio non credono perché hanno sperimentato sulla propria pelle che alla fase delle promesse, dei sacrifici, dei tagli e delle rinunce (di cui sono stati unici destinatari, mentre i padroni hanno continuato ad arricchirsi) non è mai seguita quella dell’occupazione, dei diritti e delle libertà. Il loro gioco e quello dei loro sostenitori politici e sindacali è fin troppo scoperto. Niente paura ci pensa l’Unità e il Partito democratico a risollevare le sorti dei discriminati. Questi ultimi non trovano di meglio che, pur continuando ad alimentare l’ambiguità della posizione di campo (continuando a dichiararsi, per fini elettorali, forza di centro”sinistra”), sostenere la discesa in politica di Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente Confindustria (e noto indigente e sostenitore dei più deboli), a capo magari dello schieramento che si oppone all’altro rappresentato e diretto da quell’altro povero in canna, ora presidente del Consiglio in carica. Tanto per smentire i soliti scontenti i quali ancora malignamente sostengono che, per i cittadini, non c’è libertà e possibilità di scelta democratica. Essi potranno liberamente scegliere uno fra i due rappresentanti del padronato che li governerà, discriminerà e li affamerà per altri cinque anni.
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