venerdì 8 aprile 2011

Sabato 9 aprile: giovani il vostro tempo è adesso

Il prossimo sabato sono previste numerose iniziative di mobilitazione contro la disoccupazione e la precarietà. Due condizioni che, con brutale violenza, privano della libertà e del diritto di costruirsi un futuro accettabile. Diritti riconosciuti, teoricamente, dalla Costituzione ma sacrificati, al pari di altri, sull’altare del profitto e della smodata ingordigia di pochi "imprenditori" profittatori. Il cui "diritto" è evidentemente più garantito. Occorre acquisire la consapevolezza che la condizione di precario o di disoccupato non è determinata dal destino cinico e baro, né dalla sfortuna, né tantomeno dal caso. Le colpe sono di una politica, portata avanti da partiti e sindacati di centrodestra e di centro”sinistra”, che favorisce il privilegio del padrone di approfittare della necessità di lavoro del disoccupato e del precario, per imporre salari e condizioni di lavoro inaccettabili e aumentare i profitti. Il tutto mentre gli sfruttati sono condannati a una condizione di discriminazione e privati del diritto a un’esistenza libera e dignitosa che, per chi non ha beni al sole, soltanto un lavoro può dare. I rapporti di lavoro precari (contratti di formazione e lavoro, co.co.co., co.co.pro., stage, interinali, a tempo, ecc.), sono da attribuirsi solo alla responsabilità di quel padronato (altro che datori di lavoro) che, per aumentare i propri spesso esorbitanti guadagni e profitti, affama i giovani, condannandoli alla subalternità e alla dipendenza: due condizioni funzionali alle rendite padronali. Lo stesso si può dire per quelle aziende che, sotto ricatto, costringono i lavoratori a subire salari bassissimi e condizioni economiche e normative in perenne ribasso e incivili. Ciò avviene, naturalmente, con il beneplacito del centrodestra, ma soprattutto del centro”sinistra e dei sindacati confederali, che hanno posto le compatibilità e la competitività capitaliste al centro della loro linea economico-programmatica. Centro”sinistra” e sindacati, per meschini calcoli politici elettorali e di bottega, hanno da tempo rinunciato a difendere e rappresentare i diritti dei giovani. D'altronde proprio questa parte politica ha affossato ogni idealità e speranza di cambiamento dal basso e si è fatta portavoce privilegiata del liberismo e del profitto di mercato, insieme al centrodestra e alla Confindustria. Secondo questa visione i salari e le condizioni di lavoro devono essere compatibili, cioè da fame, per consentire alle imprese nazionali di poter competere con le concorrenti estere. Per questo è necessaria una sorta di rincorsa a ritroso, alla rinuncia di diritti e condizioni salariali conquistati nel corso di decenni e al prezzo di dure lotte. Il tutto salvaguardando naturalmente il riconoscimento delle capacità imprenditoriali e manageriali, con compensi e liquidazioni milionarie e a peso d’oro. Quanto si apprende in questi giorni circa le liquidazioni di speculatori e affaristi o i compensi di “manager”, capaci solo di lucrare sul sudore dei lavoratori, rappresenta uno schiaffo in faccia intollerabile a chi è disoccupato, precario o a chi è costretto a stringere la cinghia, pur avendo un lavoro o una pensione, per arrivare alla fine del mese. La precarizzazione, resa possibile dalle leggi Treu (centro”sinistra”) e Biagi (centrodestra) non ha portato alla creazione di nuovi posti di lavoro. E' solo servita ad arricchire ulteriormente i pescecani capitalisti. Non è vero che abbassare il potere di acquisto dei salari e togliere diritti ai lavoratori serve a rilanciare l’economia. Ma a soddisfare l’ingordigia dei profittatori, questo sì. Non è vero che tagliare lo stato sociale, togliendo o dimezzando le pensioni, chiudendo gli ospedali, massacrando la scuola pubblica, ecc. ecc. ecc. può risanare il debito pubblico. Ma ingrossare i portafogli dei soliti noti e privare di diritti sacrosanti i lavoratori e i discriminati, questo sì. Non è vero che stiamo in democrazia, che siamo liberi, perché i diritti e i bisogni dei cittadini sono legati al carro degli interessi dei padroni che, mentre continuano ad arricchirsi, affamano e discriminano i lavoratori e i pensionati con prepotenza e arroganza, convinti di poter continuare a farlo indisturbati ancora per molto tempo sulle spalle dei giovani, del loro futuro e delle loro speranze. Questa è la democrazia dei prepotenti e degli affamatori, non la nostra. La coscienza di ogni uomo libero si deve ribellare e opporre a questa situazione di discriminazione e di ingiustizia sociale, attivandosi per il suo superamento. Il 9 aprile deve rappresentare la data della presa di coscienza della condizione di discriminati dei giovani precari. Il 9 aprile deve essere l’inizio della riscossa civile e di lotta di chi rivendica il diritto alla libertà e alla dignità, contro il padronato e gli approfittatori che li negano. In nome della propria ingordigia e prepotenza.

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