L’esito del referendum è una boccata di ossigeno per tutti quelli che mal sopportano il pattume politico attuale, segnato da una destra populista e prepotente e da una finta “sinistra”, che invece di rappresentare gli interessi dei discriminati si schiera col liberismo e ne difende i “valori”.
La partecipazione e l’entità del pronunciamento degli italiani al referendum, manifestatisi con percentuali “bulgare”, segnalano la volontà di cambiamento e di rottura maturata tra i cittadini.
È bocciata innanzitutto la politica rampante del centrodestra che, annusata l’aria, non ha azzardato nemmeno a difendere il proprio operato e le proprie leggi, arrivando addirittura, in molti casi, a votare contro di essi.
È stato dato un segnale dirompente, oltre contro il governo, verso il centro”sinistra” che, dopo aver criticato e ostacolato prima la raccolta di firme dei comitati promotori i referendum, non ha poi avuto scrupoli a tentare di cavalcare l’onda crescente per puri calcoli di bottega.
Il Partito democratico e il centro”sinistra” infatti, sono stati i più insistenti e inaspettati sostenitori delle tesi liberiste e con esse delle privatizzazioni. Senza il loro fattivo contributo, in una sorta di staffetta governativa col centrodestra, non sarebbero passate le logiche privatistiche che hanno fatto diventare strumento di profitto la sanità, la previdenza, la scuola, i trasporti, l’energia, le poste, l’informazione, le banche, ecc.. La stessa liberalizzazione dell’acqua, anch’essa ridotta a strumento di profitto, rientrava a pieno in questo quadro complessivo. Soltanto strumentalmente (e per calcolo politico), nel tentativo di prevalere sul concorrente politico avverso (sostenitore delle stesse politiche liberiste), Bersani e il Pd hanno scelto di sostenere le ragioni del sì all’abrogazione delle norme sulla privatizzazione dell’acqua. Non altro.
Il dato è che i due referendum sull’acqua, anche se di poco, rispetto agli altri hanno ottenuto la maggiore quantità di votanti e di consensi. I cittadini hanno respinto così le tesi di chi sosteneva i vantaggi del privato rispetto il servizio pubblico, rifiutando il mercato e il profitto in settori legati agli aspetti fondamentali della vita, avendo sperimentato i risultati delle altre privatizzazioni.
Viene in conclusione bocciata tutta la politica delle privatizzazioni, prescindendo da chi sia stata decisa.
Lo stesso discorso vale per il nucleare. Le drammatiche sequenze del disastro nucleare in Giappone, dove è stata nascosta per calcoli economici la reale portata dei danni, determinando l’ulteriore irresponsabile esposizione delle popolazioni alle terribili radiazioni.
Il referendum sul “legittimo impedimento” ha riaffermato con forza che gli italiani respingono il tentativo di sancire la disuguaglianza sociale e la discriminazione davanti alla legge.
Occorre impedire “la privatizzazione” della vittoria referendaria da parte di quei personaggi e forze politiche, Pd e centro”sinistra” in primo luogo, che intendono farne un uso strumentale, per poi tornare a ripresentare le stesse tesi liberiste di prima, come toccasana di tutti i mali. E’ tutto quello che fa chi nega l’esistenza del conflitto sociale e che ha fatto proprie le ragioni del capitale, delle privatizzazioni e dei padroni.
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