Il Governo italiano ha inviato all’UE una lettera d’intenti su quanto intende realizzare per far uscire l’Italia dalla crisi, le principali decisioni riguardano: Pensione a 67 anni e licenziamenti facili.
Questi sono i capisaldi che dovrebbero creare le condizioni strutturali favorevoli alla crescita (di chi?).
A questi inimmaginabili e innovativi capisaldi di crescita economica, fa sponda il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che afferma testualmente: ” nessuna forza politica italiana può continuare a governare, o può candidarsi a governare, senza mostrarsi consapevole delle decisioni, anche impopolari, da prendere ora nell'interesse nazionale e nell'interesse europeo”.
Quindi assonanza e condivisione col Governo anzi la stessa “opposizione” se vuole candidarsi a governare non può che condividere l’opera “riformatrice” il messaggio è chiaro.
Il contenzioso politico si riduce quindi, vista “l’oggettività” delle cose necessarie, al come farle digerire, in un afflato patriottico, ai lavoratori, pensionati e precari l’ennesima operazione di “risanamento” includendo, oltre le pensioni, ulteriori facilitazioni sui licenziamenti e Cassa integrazione per i dipendenti pubblici.
Maggioranza governativa e “opposizioni” devono dimostrare di essere capaci di assumere decisioni antipopolari. Chissà se l’ex (molto ex) comunista avrebbe avuto la stessa determinazione “riformatrice” trenta o quaranta anni fa. Oggi è più facile.
Il governo è in mano ad un monarca miliardario che ha ridotto il parlamento in un’assemblea impegnata prevalentemente a occuparsi dei fatti suoi e l’”opposizione” (di qualsiasi colore dell’arcobaleno) compete per sostituirsi a lui nella gestione delle stesse politiche economiche e sociali con le stesse logiche “riformatrici”.
Non esiste oggi, infatti, nel Parlamento, in barba alle decantate virtù democratiche della Costituzione, alcuna aggregazione politica che non sia schierata pienamente a favore del liberismo, le privatizzazioni, le compatibilità, la competitività capitalista e il mercato, delocalizzazioni e licenziamenti compresi.
Tutti i partiti che si sono alternati al Governo in questi ultimi venti anni, si sono impegnati, i fatti lo dimostrano, a tagliare pensioni e stato sociale, rendere “flessibile” il lavoro, a precarizzare l’occupazione e tagliare i servizi, mantenendo contemporaneamente un sistema fiscale che strozza i redditi fissi mentre grazia tutti gli altri. Favorendo così l’accumulo di ricchezza di pochi a danno della povertà di troppi.
Bel coraggio impopolare dovrebbero avere costoro. Prendersela ancora con i discriminati e graziare di nuovo i privilegiati. Del resto è quanto hanno fatto con gli scudi fiscali, condoni, leggi ad personam, emolumenti da nababbi per i parlamentari, profitti miliardari per gli speculatori finanziari e per gli industriali che possono licenziare e de localizzare e licenziare.
Belle riforme. Gran coraggio riformatore, anche se impopolare. Rilanciare lo sviluppo dell’economia della classe dei ricchi stroncando i salari e le pensioni.
Questa classe “politica”, si fa paladina fino alle estreme conseguenze, degli interessi dei privilegiati a discapito di quelli dei discriminati e non è un’esagerazione dirlo dei diseredati.
Occorre prendere coscienza di ciò. Da troppo tempo costoro propongono per l’oggi sacrifici in attesa di un domani migliore che per il popolo, tanto per rimanere in tema, non arriverà mai.
E la sinistra?
Se c’è una vera sinistra che si schiera dalla parte dei discriminati e che non spaccia per generali gli interessi dei padroni, è ora che si faccia avanti, denunciando i falsi amici dei discriminati e rimettendo le cose al suo posto: I privilegiati con i privilegiati e i discriminati con i discriminati, altro che centro”sinistra”.
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