Quattro euro l’ora, fino a quattordici ore al giorno di lavoro.
Questo, secondo il racconto dei parenti delle quattro operaie morte nel crollo della palazzina di Barletta, avrebbero percepito le donne che lavoravano, sempre secondo quanto si è appreso, a nero all'interno della maglieria travolta dalle macerie dell'edificio.
Ancora oggi è possibile riscontrare condizioni lavorative ben al di sotto di ogni limite di tolleranza.
Non sono state e non sono sufficienti tutte le norme che precarizzano il rapporto di lavoro e che costringono i lavoratori al ricatto continuo di rinunciare ai diritti contrattuali e civili di un equo salario in condizioni lavorative dignitose Senza contratto e ricompensate con quattro euro l’ora, anche per quattordici ore il giorno..
In un’epoca contrassegnata dal liberismo, dal mercato e dalla competitività internazionale, con un padronato arrogante e agguerrito, che intende cancellare tutte le regole di progresso e di civiltà costate lacrime e sangue, i lavoratori e le lavoratrici sono costretti per tirare a campare a subire condizioni lavorative inaccettabili e incivili.
Chi ha la responsabilità di queste morti?
A quello che è dato sapere il Pubblico Ministero interessato indaga per i reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime e ha effettuato le iscrizioni al termine di tre giorni di interrogatori e di acquisizione di atti. Sarebbero interessati agli atti alcuni dipendenti comunali, l’amministratore di una società costruttrice che stava svolgendo lavori nelle vicinanze per verificare se i lavori eseguiti dall’impresa possano aver contribuito al disastro, e il titolare del maglificio in cui sono morte le donne, che nel disastro ha perso una figlia di quattordici anni, per accertarne la correttezza.
Non vi sono, al momento altri coinvolgimenti.
E’ illuminante quanto dichiarato dal sindaco di Barletta Nicola Maffei. ''Non mi sento di criminalizzare chi, in un momento di crisi come questo viola la legge assicurando, però, lavoro, a patto che non si speculi sulla vita delle persone'', ha sostenuto il primo cittadino. ''Qualora sia accertato che le operaie morte nel crollo della palazzina di via Roma lavoravano in nero o in condizioni di sicurezza precarie, questo significherebbe soltanto che si tratta di un fenomeno diffuso anche da noi, qui in città''.
Le affermazioni del sindaco oltre a sminuire le responsabilità locali enunciano molto semplicemente la realtà che tutti conosciamo. La realtà che vede il crescente impoverimento e l’inarrestabile precarizzazione dei lavoratori e li costringe a subire condizioni di lavoro e di salario infami. Che li obbliga, pena il licenziamento o la delocalizzazione aziendale, a subire l’arroganza padronale che li priva dei diritti acquisiti. L’aumento crescente del costo della vita, i ticket sanitari, le tasse, i continui tagli dello stato sociale fanno il resto.
E’ più che probabile che si tratti di un fenomeno diffuso a Barletta certo, ma dilagante in tutta l’area capitalista a libero mercato dove a farla da padrone, sono le leggi del profitto e della competitività globale con le loro spietate ligiche.
Le grandi aziende dell’abbigliamento, nella corsa inarrestabile al profitto, decentrano la loro attività dando lavoro conto terzi. In questo modo ricattano il “piccolo imprenditore” o padroncino strozzandolo con compensi non remunerativi per lui, ma fin troppo convenienti per loro e costringendolo ad caricarsi degli obblighi lavorativi e contrattuali verso i dipendenti, liberando e scaricando da ogni responsabilità civile, penale o contrattuale le aziende committenti.
Quest’ultime, con i loro avidi proprietari non saranno mai chiamati a rispondere dei reati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime o di sfruttamento di riduzione in schiavitù dei lavoratori. Pagheranno però, pur con le loro responsabilità che saranno accertate, figure di contorno che non sono la causa, semmai lo strumento di quanto accade. E tutto può tranquillamente continuare.
Vi è poi un’altra grande responsabilità che non sarà mai accertata e che non produrrà punizioni di nessun tipo, nemmeno morali, perché nessuno, oggi, pensa di attribuire: Quella delle istituzioni e dei Governi, di centrodestra e di centro”sinistra” che hanno sposato le tesi liberiste del padronato e del mercato operando “riforme” che hanno cancellato leggi e norme di civiltà e di progresso fondamentali, che hanno rotto i contratti di lavoro e con essi le regole e le certezze per le quali i lavoratori hanno combattuto. Governi che hanno permesso un gigantesco spostamento di ricchezza verso i pochi capitalisti a danno dei cittadini, dei lavoratori, dei precari e dei pensionati, attraverso un sistema fiscale perverso e persecutorio verso i redditi fissi, attraverso il taglio delle pensioni, attraverso le liberalizzazioni e le privatizzazioni, attraverso finanziarie e leggi che hanno, non è retorica, affamato i redditi fissi e tolto ai giovani qualsiasi speranza sul presente e sul futuro. Attraverso politiche che tutto hanno fatto tutto fuorché preoccuparsi di creare lavoro.
Vi è in ultimo la responsabilità del sindacato e dei partiti della “sinistra” che sposando le tesi liberiste - capitaliste, concertative, flessibiliste e patriottiche hanno lasciato soli i lavoratori davanti all’attacco di classe favorendo l’arroganza padronale e determinando l’arretramento e la sconfitta attuale dei lavoratori.
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