sabato 1 ottobre 2011

Le “riforme coraggiose, urgenti e profonde” di Emma Marcegaglia e della Confindustria

Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha presentato alla stampa il Manifesto-Progetto delle imprese per l'Italia. "Siamo pronti a fare la nostra parte come imprese" ha coraggiosamente esordito illustrando le priorità, secondo Confindustria, Abi (associazione banche), piccole e medie imprese, coop, Ania (associazione nazionale delle assicurazioni),contenute nel documento.
“Salvare l’Italia non è uno slogan retorico”, ha detto la patriottica rappresentante del padronato italiano. ”Non si può assistere inerti a questa spirale. E’ in gioco più della credibilità del Governo e della politica (?). Sono a rischio anni e anni di sacrifici (sacrifici fatti da chi?) ”. E, continua, “è a rischio la possibilità di garantire ai nostri figli (i figli di chi?) un Paese con diritti ( come Pomigliano? e i contratti di lavoro? e l’art.8? e il lavoro precario? e i ticket sanitari? e le pensioni?), benessere e possibilità pari a quelli che abbiamo ( abbiamo chi?) avuto fino a oggi”.
La leader di Confindustria ha affermato ancora: "L'Italia è a un bivio: crescita o declino" per questo il documento contiene le proposte (innovative e coraggiose) al governo, del padronato italiano, per rilanciare l'economia. Qualora le proposte non trovassero ascolto e non ci fosse concretezza " non ci sarà più dialogo", cioè la Confindustria smetterà di sostenere l’attuale Governo.
Quali sono, per gli industriali italiani, le cose da fare urgentemente e concretamente?
Pensioni. La riduzione della spesa pubblica, a partire dalla riforma delle pensioni.
Per la Confindustria si deve aumentare l'età pensionabile per tutti a 65 anni, e “riformare” le pensioni d'anzianità (cioè eliminarle), limitando il pensionamento anticipato. Abrogare, inoltre, tutti i regimi speciali previsti dall'INPS e dagli enti previdenziali. "In questo modo – sostiene la “riformatrice coraggiosa” - si eliminerebbero privilegi che non trovano alcuna giustificazione", (ci sono forse privilegi che trovano giustificazione? Con quale diritto e legittimità la massima rappresentante del padronato italiano denuncia il privilegio visto che il padronato è fra i soggetti titolari di privilegio il principale?).
Ci vuole proprio un bel coraggio a proporre di tagliare le pensioni dopo quindici anni di tagli e dopo averla quasi completamente tolta alle giovani generazioni. Coraggio nelle scelte che, soprattutto, colpiscono i lavoratori ed i discriminati non certo i benestanti che non debbono certo vivere di stipendi e pensioni.
Le pensioni ormai taglieggiate e immiserite da venti anni di “rigorose e coraggiose riforme” operate da governi di ogni colore, per salvare l’Italia naturalmente (l’Italia di chi?), sono lo strumento sociale, che il padronato propone di decurtare ulteriormente, per salvare l’Italia naturalmente, attraverso il quale oggi le famiglie, in maniera sempre meno sufficiente, si sostituiscono allo stato per il sostentamento dei giovani derubati, tanto per parlare del diritto, del diritto al lavoro e a un’esistenza libera e dignitosa. Diritti tanto sonoramente affermati nella Costituzione, quanto negati nella realtà.

Riforma fiscale. La “riforma fiscale è un’altra delle cinque priorità indispensabili per la crescita individuate da Confindustria, sulle quali il Governo deve intervenire al più presto perché “ non c’è più tempo e si deve agire ora”. La prima azione da fare sarebbe ridurre il costo del lavoro(bella novità, non basta il cuneo fiscale varato dal Governo Prodi che regalò un 5% del salario differito alle aziende sottraendolo dalle tasche dei lavoratori), prolungando, ad esempio, la deduzione dalla base imponibile IRAP delle spese relative gli apprendisti. "Una misura per incentivare il lavoro giovanile" (diminuendo i costi per le povere aziende).
Incentivare l'innovazione, aumentando gli sgravi fiscali per i capitali investiti in ricerca e sviluppo e introducendo forme d’incentivazione stabili a sostegno delle quote di salario correlate a incrementi di produttività ed efficienza.
Prevedere da subito "l'aiuto alla crescita economica (ACE)" previsto dalla bozza di legge delega per la riforma fiscale e assistenziale, che consente una riduzione del prelievo Ires commisurata al nuovo capitale immesso nell'impresa.
Contrastare radicalmente, in ultimo, l'evasione fiscale. Come? Incentivando l'uso della moneta elettronica: cioè fissare a 500 euro il limite per l'utilizzo di contante, prevedendo premi fiscali legati all'aumento di reddito per far emergere il sommerso e obbligando anche le persone fisiche a indicare il proprio "stato patrimoniale" nella dichiarazione dei redditi.
“la patrimoniale andrebbe introdotta e dovrà servire ad abbassare le tasse sulle imprese e sul lavoro” sostiene la Marcegaglia. Di tutte le priorità fiscali enunciate dal Manifesto, che comportano vantaggi solo per padroni e imprese, con sgravi, incentivi e, addirittura premi fiscali legati all’aumento di reddito derivante dall’emersione del sommerso, non ce n’è alcuna che preveda sgravi fiscali per i lavoratori e i cittadini a reddito fisso, i quali, grazie al sostituto d’imposta che toglie loro le tasse senza che essi le abbiano potute nemmeno intascare, non potranno percepire alcun premio fiscale. Continueranno, però naturalmente, a pagare le tasse più di tutti e per tutti.
Cessione del patrimonio pubblico. Non vi sono dubbi, per Confindustria, Abi, Ania e rete imprese cooperative (comprese quelle di “sinistra”?) che hanno sottoscritto il documento: per stimolare la crescita bisogna cedere tutto il patrimonio immobiliare degli enti statali e locali. I proventi potrebbero così essere utilizzati "al di fuori dei limiti del Patto di stabilità interno, per opere pubbliche, manutenzione straordinaria e ristrutturazione del patrimonio esistente, anche a fini di efficienza energetica".
Chi, e quali categorie sociali, sarebbe in grado di approfittare di questa priorità, delle cessioni e dell’utilizzo dei proventi di queste, forse i lavoratori con il loro misero stipendio o gli operai in cassa integrazione della Fiat, o i precari, o i disoccupati, o i pensionati, oppure tutto questo provocherà profitto per i soliti noti, intrallazzi e corruzione?

Liberalizzazione e semplificazione
. La trovata “innovativa” della Confindustria è chiara: liberalizzare tutto. Trasporti, attività economiche, servizi professionali, vietando la fissazione di tariffe ( a vantaggio e a danno di chi?) e riformando gli ordini professionali. Per la semplificazione, bisogna investire nell'informatizzazione dei processi e dei documenti, così da velocizzare il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione. Le solite “proposte disinteressate” di chi approfittando della crisi vuole mettere le mani e legare ad una logica di profitto attività e servizi ai danni dei cittadini.
Infrastrutture ed efficienza energetica. Convertire le infrastrutture italiane, sostengono i disinteressati imprenditori, è una misura sempre più urgente. Per farlo, le soluzioni proposte sono molteplici, partendo dall'incentivare il coinvolgimento della finanza privata negli investimenti pubblici. Bisogna "concentrare le risorse sulle grandi priorità infrastrutturali - scrivono - d'interesse europeo e nazionale, e su pacchetti di piccole opere" (…. soldi alle imprese e tangenti ai politici).

Per l'efficienza energetica si dovrebbero, come minimo, prorogare gli incentivi fiscali (ma va e a favore di chi?) fino al 2020, pensando nel frattempo a introdurre una normativa per promuovere l'uso di standard tecnologici più efficienti in tutti i nuovi investimenti. E gli industriali di efficienza ne hanno dimostrata fin troppa nell’arricchirsi a spese di tutti in attività strategiche come l’energia, i trasporti, acqua, ecc.
Il manifesto, quindi, non dice nulla di nuovo e di diverso da quanto il padronato nostrano va dicendo da sempre e, in modo più insistente, dagli ultimi trenta anni, contrabbandando i propri interessi con il bene nazionale. Nulla nel manifesto è previsto, nonostante i roboanti proclami sulla parte di sacrifici che dovrebbero dare loro, riservando il loro coraggio solo per affermare la parte degli altri.
“Siamo pronti a fare la nostra parte come imprese” dice la Marcegaglia. In che modo? Questo non è detto nel loro manifesto.
Sono forse disponibili:
A non de localizzare le loro imprese per lucrare sulla manodopera sfruttando gli occupati all’estero e licenziando gli operai italiani che dicono di voler salvare?
A mettere fine al precariato che distrugge la libertà dei giovani e consente loro di arricchirsi alle loro spalle privandoli della libertà?
A non condizionare i lavoratori con il ricatto: o lavoro o diritti?
A non mettere in discussione i Contratti nazionali di lavoro?
A pagare le tasse e non portare i capitali all’estero?
Queste sono solo alcune delle tante domande, che si potrebbero fare.
La realtà è sotto gli occhi di tutti: Gli imprenditori sono a carico dello Stato (il loro), finanziato però dai lavoratori, nonostante ciò, essi contestano lo Stato e i Governi di ogni colore che, li hanno mantenuti per decenni a nostre spese attraverso politiche su misura e di classe, concessioni e finanziamenti. Ora cercano di rilanciarsi attraverso pseudo priorità “coraggiose e innovative” che invece ripetono e ripropongono ancora una volta come salvifici i triti interessi padronali, per costringere i discriminati a piegare ancora la schiena in attesa di un futuro migliore che, per loro, non verrà mai.

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