La giornata di lotta promossa dalla Fiom e dalle rappresentanze di base è riuscita. Tantissimi operai, lavoratori, studenti, disoccupati e pensionati sono scesi in piazza per lanciare l'opposizione generale contro l’attacco ai diritti e alle libertà degli oppressi e dei discriminati.
Una marea di persone, in tutt’Italia, ha manifestato per riaffermare la necessità di una nuova opposizione sociale. Al centro la lotta alle porcherie sociali che l’attuale governo e il padronato stanno perpetrando ai danni dei lavoratori e dei giovani, coadiuvati da una pseudo “opposizione” di “sinistra” preoccupata solo di dimostrare l’incapacità o la presunta immoralità del presidente del Consiglio relativamente alle vicende legali in cui lo stesso è coinvolto, rinunciando così a denunciare la politica economica antipopolare che si sta portando avanti da troppo tempo. Secondo questa “opposizione” non esistono altre responsabilità del governo. Non va denunciato, per costoro, il sostegno di classe dato alla Fiat nell’attacco alle condizioni dei lavoratori e ai loro diritti di libertà e uguaglianza; non va denunciata la drammatica caduta del tenore di vita dei lavoratori e la contemporanea crescita dell’accumulazione e della ricchezza nelle mani di pochi. E’ meglio occuparsi di Berlusconi e di Ruby, altrimenti dovrebbero spiegare che anche loro condividono la medesima linea politica del governo e del padronato, cosa che li sputtanerebbe definitivamente.
Quella dei metalmeccanici è la lotta di coloro che si battono per una globalizzazione che sia fondata sui diritti dei lavoratori e non sul loro azzeramento. Chi ha manifestato il 28 gennaio ha messo in gioco la propria dignità e ha marcato l’inizio di una nuova stagione contro tutti quelli che si sono schierati con il mercato e con le sue leggi. Il grande ed enfatizzato mercato della globalizzazione, dove c'è sempre uno schiavo più schiavo di te e il padrone, la multinazionale, le banche, scelgono il più obbediente.
L'opposizione ha abbandonato i dipendenti Fiat ed è passata a sostenere le ragioni e gli interessi dell’avversario di classe. Fassino e Chiamparino sono stati i migliori sponsor di Marchionne: se fossero (?) stati operai avrebbero votato si. Le mani di Veltroni o di D'Alema non hanno calli, il loro stipendio di un mese è superiore alla paga di un anno di un turnista. Anche chi ha votato sì ha perso: deve essere consapevole che lo Stato, la maggioranza e l'“opposizione” si schiereranno con la prossima Fiat, la prossima Telecom, la prossima Finmeccanica, mai con lui. Per salvare il posto di lavoro si adeguerà ancora e ancora, fino a perdere ogni diritto: il profitto non è mai sazio.
La Confindustria potrà ora permettersi di tutto. Sarà sufficiente attuare il ricatto occupazionale e i padri e le madri di famiglia cederanno. A casa ci sono i figli, l'affitto, la spesa, le bollette. Il governo, “l’opposizione” parlamentare del Partito democratico, la Confindustria, la Cisl e la Uil vogliono costringere i lavoratori a comportarsi come vogatori incatenati ai remi della nave, mentre loro battono il ritmo del Pil. Più Pil, più crescita, più benessere. Per loro, di certo non per noi.
La lotta dei metalmeccanici della Fiom, dei cobas, della sinistra antagonista, con la quale anche Di Pietro e il suo partito sembrano sodalizzare, spazza tutta l’immondizia di costoro che vogliono darci a intendere che l’attuale è l’unica realtà possibile. La lotta dei metalmeccanici chiarisce che occuparsi di Berlusconi e di Ruby non è l’unico modo di fare politica perché tutto il resto va bene. Tutto questo è il primo passo nella ricostruzione della rappresentanza politica e sindacale dei lavoratori e degli sfruttati, alternativa al mercato, al padronato e ai loro maggiordomi. Questa lotta deve continuare e lo sciopero generale dovrà essere il prossimo, necessario, appuntamento.
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