Non passa giorno senza che ci siano concesse da parte di rappresentanti delle istituzioni ai vari livelli, ulteriori dimostrazioni circa il loro instancabile impegno: Quello di demolire definitivamente le conquiste e i diritti di chi lavora e di chi spera di farlo. Su come invece agire per creare occupazione, bloccare i licenziamenti e colpire chi continua ad arricchirsi sulle spalle di tutti, invece nulla.
Il Presidente del Consiglio, infatti, ieri ha incontrato la comunità finanziaria a piazza affari ed ha fornito le più ampie rassicurazioni circa le sue intenzioni sul tema “scottante” della riforma del lavoro dichiarandosi “fiducioso” che si possa arrivare a un accordo con le parti sociali, ma che comunque presenterà la sua “riforma” in Parlamento entro i tempi brevi cioè “entro fine marzo”, “anche senza tale accordo”. Noi speriamo con, ma non possiamo consentire poteri di blocco troppo paralizzanti”. Gli ha fatto eco la Presidente Confindustria Emma Marcegaglia, in perfetta sintonia: ”È giusto sentire le parti, dopo di che non ho nulla in contrario se a un certo punto il governo vada avanti e presenti la riforma”.
La pantomima invereconda cui i Cgil, Cisl e Uil si stanno prestando, con la preziosa e disinteressata collaborazione della Confindustria, si sta dimostrando per quello che è. Un modo per dirottare l’attenzione dei cittadini dai problemi reali da come salvare i posti di lavoro e creare occupazione non precaria a come demolire senza troppi contraccolpi i diritti residui dei lavoratori (articolo 18) vera e unica causa, per loro, dei mancati investimenti, della disoccupazione e della crisi.
Tutto ciò con la gentile collaborazione di sindacati che, davanti a un Governo creato apposta, anch’esso senza alcun mandato elettorale, responsabile della più pesante e antipopolare manovra economica di dicembre, contro la quale hanno pur proclamato un finto sciopero generale di tre ore, continuano a “trattare” ben sapendo che le decisioni sono state già prese.
A dimostrazione di ciò il ministro Elsa Fornero ad avvio dell'incontro con le parti sociali ha chiarito: “La riforma non può partire prima dell'autunno del 2013". “Oggi dobbiamo gestire la crisi con gli strumenti che abbiamo”.
Emerge in sostanza al di la del fumo che quanto si sta facendo in materia di “mercato del lavoro” non servirà per affrontare l’emergenza occupazionale, tanto è vero che il Governo non intende mettere un centesimo a questo proposito. Rimane quindi solo da sistemare definitivamente l’articolo 18, la cassa integrazione straordinaria e qualche residuo e “superato” diritto dei lavoratori. Il tutto naturalmente in un afflato patriottico di coesione nazionale, Napolitano insegna.
Il sindacato, molto attento ai richiami istituzionali, invece di chiamare i lavoratori alla mobilitazione e alla lotta, continua a reggere il gioco e a sedersi ad un finto tavolo di trattativa dal quale il Governo, che non ha avuto alcuna remora “democratica”, ha dichiarato di non essere disposto a “consentire poteri di blocco troppo paralizzanti”.
Il lavoro di Governo, “parti sociali”, centrodestra e centro”sinistra” è quasi compiuto, c’è solo un’incognita per loro: Quale è il limite da non superare, pena la morte del paziente …. o la sua presa di coscienza e ribellione.
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