lunedì 20 febbraio 2012

Non rappresento né le banche, né il capitale finanziario, come qualcuno umoristicamente crede e grida

E’ quanto ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, piccato ai suoi contestatori di Sardigna Nazione e anti-Equitalia che insieme ai disoccupati, al movimento dei pastori, agli studenti, hanno manifestato questa mattina, con fischi e urla, il proprio dissenso e protesta, davanti al municipio di Cagliari.
Quest’auto giustificazione e difesa di Napolitano evidenzia l’inconfessata consapevolezza del ruolo svolto dalla massima autorità del Paese, di aver legittimato cioè, una manovra economica, quella del Governo Monti, che colpisce degli interessi. Solo quelli dei lavoratori, mentre grazia, anzi favorisce quelli delle banche e dei ricchi capitalisti.
Consapevolezza inconfessata, perlomeno apertamente, e mistificata dall’affermazione successiva secondo la quale i suoi contestatori sarebbero mossi da pregiudizi ideologici (condizione che avrebbe dovuto conoscere e condividere, quando da giovane era militante, anzi dirigente del Pci) e quindi non liberi nel giudizio, privi perciò di obiettività.
Napolitano ha poi significativamente aggiunto: Per rilanciare la crescita "non bastano e non servono gli slogan ideologici (!), occorrono lucidità, realismo, competenza e senso della misura".
Sì perché, per Napolitano, solo chi è ottenebrato da pregiudizi ideologici può contestare la manovra del Governo che a suo parere è giusta, inevitabile, necessaria e oggettivamente supportata dall’estrema conoscenza delle soprannaturali regole dell’economia posseduta dal Governo dei “tecnici”, poco importa se con esse si assesta un altro colpo ai redditi da lavoro e da pensione perché risponde invece agli interessi di capitali e patrimoni.
La manovra “Salva Italia “ di Monti non può che essere condivisa. Essa è condizione di crescita e di sviluppo (per chi?) e ci fa riacquistare credibilità in Europa.
Chi la contesta, secondo Napolitano, è in malafede e crede che, ancora oggi, ci sia conflitto sociale e lotta di classe. Da che pulpito viene questa critica. E’ il massimo del trasformismo.
Ma quale Italia “salva” la manovra di Monti ( sostenuta e votata all’unisono dagli ex poco credibili contendenti del Popolo delle Libertà, del Partito democratico e dell’Unione di Centro)? Quella delle Banche e dei ricchi privilegiati, non quella dei lavoratori, dei pensionati, dei precari e dei disoccupati.
Della salvezza di questi ultimi, Napolitano non si preoccupa. Essa viene dopo l’interesse nazionale e chi soffre deve accettare con spirito di sacrificio e senso di servizio la sua condizione.
Infatti, ha poi affermato: "La coesione sociale è importante per la crescita del Paese e non significa immobilismo ma mettere in piedi un sistema di Welfare e sicurezza sociale diverso da quello che è stato creato in passato".
Le proteste di chi ritiene ingiusto e discriminatorio il comportamento del Governo e del padronato sono pertanto immotivate, ingiuste e preconcette e vanno contro lo spirito di coesione nazionale che dovrebbe prevalere nelle circostanze attuali.
Napolitano ha poi concluso: "L'attuale sistema lascia scoperte zone di povertà" e bisogna quindi "occuparci di chi non ha, rinnovare per poter migliorare e preservare".
Affermazione di principio condivisibile ha, però il difetto di rientrare nel novero dei buoni propositi a differenza della manovra Monti che invece è già un’amara realtà.

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