venerdì 5 novembre 2010

Diritto al lavoro? No, diritto al profitto

Il governatore della Banca d’Italia, nel suo intervento al convegno della Facoltà di Economia dell’Università Politecnica di Ancona ha detto, testualmente, che l’Italia rischia di “trovarsi di fronte a un bivio” tra stagnazione e crescita, con i giovani che corrono i maggiori rischi, anche perché la mobilità sociale nel nostro Paese è tra i livelli più bassi in Europa.
“L’economia italiana fatica a crescere e per questo non bisogna smettere di preoccuparsi” ha affermato Draghi, per il quale la difficoltà dell’economia italiana sta sia nella mancata crescita che nell'incapacità per la stessa di produrre reddito. “Dobbiamo ancora valutare - ha aggiunto il governatore - gli effetti della recessione sulla nostra struttura produttiva. È possibile che lo shock della crisi abbia accelerato la ristrutturazione almeno di parti del sistema, accrescendone efficienza e competitività; è possibile un semplice, lento ritorno al passo ridotto degli anni pre-crisi; è anche possibile un percorso più negativo”.
“Nel mercato del lavoro - ha detto il governatore - il dualismo si è accentuato. Rimane diffusa l’occupazione irregolare, stimata dall’Istat in circa il 12 per cento del totale delle unità di lavoro. Le riforme attuate, diffondendo l’uso di contratti a termine, hanno incoraggiato l’impiego del lavoro, portando ad aumentare l’occupazione negli anni precedenti la crisi, più che nei maggiori Paesi dell’area dell’euro”. “Ma senza la prospettiva - ha concluso il governatore - di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari, s’indebolisce l’accumulazione di capitale umano specifico, con effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità”.
Quello che era emerso dalle prime battute di quanto detto da Mario Draghi, massimo responsabile finanziario del capitalismo italiano, avrebbe lasciato interdetto chiunque. Ma come, la flessibilità del lavoro e la sua precarizzazione sono alla base nella "nuova rivoluzione industrial-capitalista" nel mondo occidentale e hanno permesso un’enorme ridistribuzione di reddito a favore dei pochi ricchi imprenditori e il governatore della Banca di Italia che fa, si preoccupa invece dei precari sfruttati, sottopagati, senza diritto e senza futuro? Vuoi vedere che si sono finalmente decisi a riconoscere i diritti dei giovani e dei lavoratori a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto o in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa, come previsto (ma sinora non applicato) dagli articoli 2, 3, 4, 5, 36 e 37 della Costituzione italiana?
Macché: la preoccupazione di Draghi è di evitare il calo di produttività. Per questo è necessario stabilizzare i precari. L'impegno “dell’economista” non è quello di restituire il futuro, la dignità e la libertà ai giovani. Perché di questo sono stati privati a causa della mancanza di un lavoro. E occorre sempre ricordare che, come prevede l’art. 3 della Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”; senza dimenticare l'art. 4: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”.
Niente di tutto ciò. Il diritto a un lavoro certo è sollecitato da Draghi perché questo rafforza l’accumulazione e produce effetti positivi su produttività e profittabilità. Altro che folgorazione sulla strada di Damasco! Il governatore si preoccupa di garantire profitto e utili, non più con la precarizzazione del lavoro, che evidentemente ritiene superata per lo scopo, ma con la stabilizzazione dei precari. Magari da sottoporre subito alla cura Marchionne.
E il sindacato che dice? D'accordo con il governatore della Banca d'Italia si è detto il neosegretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo la quale Draghi "rimette al centro i veri problemi del Paese". "Il futuro dei giovani passa dal lavoro - aggiunge il leader della Cgil - e i primi temi da affrontare sono quelli della stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari e della regolarizzazione dell'occupazione". Inoltre, prosegue Camusso, "giustamente Draghi collega la ripresa, oltre che alla stabilizzazione dei precari, anche alla crescita dimensionale delle nostre imprese che rimane ridotta nel confronto internazionale".
Allineato e coperto. C’era forse qualche dubbio?

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