domenica 21 novembre 2010

La guerra in Afghanistan finisce. Anzi continua

Sarebbe stato auspicabile che con la riunione della Nato tenutasi in Portogallo si fosse posta la parola fine a quella che, oggi, viene apertamente chiamata guerra in Afghanistan. Questo a maggior ragione dopo le rivelazioni fatte “sull’intervento”, che dura da quasi nove anni, dal fondatore di Wikileaks, che ha diffuso notizie riguardanti le innumerevoli vittime civili, da alcuni ritenute semplici "effetti collaterali dell’intervento umanitario".
Le premesse non erano certo buone. Non si capisce perché di questa “azione umanitaria” se ne debba occupare un’alleanza di alcuni paesi e non l’Onu nella sua interezza. Tanto più se si considera che è un'alleanza militare, residuo della guerra fredda tra Usa e Urss, che oggi non avrebbe senso di esistere essendo venuto meno “l’interlocutore”, vista la scomparsa dell’impero sovietico.
Nella riunione Nato è stato deciso senza contraddittorio che “l’azione umanitaria” terminerà alla fine del 2014 (come chiesto dal presidente Karzai), avendo come obiettivo il completamento del passaggio delle consegne sul terreno militare agli afghani. Il segretario Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha però chiarito ieri che “truppe internazionali” rimarranno anche “dopo il 2014, però non con una missione di combattimento (che ora evidentemente hanno), bensì di appoggio, che comprenderà la formazione delle forze di sicurezza nazionali”.
Annunciano l’inizio della fine della missione di combattimento, invece decidono il suo proseguimento a tempo indeterminato.
A questo si aggiunge la dichiarazione del presidente del consiglio italiano Berlusconi, che ha sottolineato: “L'Italia è presente in Afghanistan fin dall'inizio (nove anni) e ultimamente ci è stato chiesto dal presidente americano Obama e dal segretario generale della Nato Rasmussen un aumento del numero degli addestratori. Aumenteremo questo numero di altri duecento”.
Dal canto suo il ministro degli esteri Frattini ha aggiunto trionfante: ”Con i nuovi apporti l'Italia diventa la nazione che ha il numero più elevato di addestratori dopo gli Usa”, occupando il terzo posto in classifica per quanto riguarda le operazioni “di pace”, dopo Usa e Regno Unito, insieme a Francia e Germania.
Evviva. Evviva l’intervento umanitario. Evviva le forze di pace (militari) della Nato e dell’occidente. Peccato che avevano detto che l’intervento in Afghanistan era temporaneo e di natura “umanitaria” per l’affermazione della “democrazia”, contro il sopruso quotidiano dei talebani e di al Qaeda, che imponevano un’islamizzazione estremistica e terrorista di quella realtà.
Per convincerci hanno mostrato gli aspetti, che pure ci sono, più intollerabili e inaccettabili, come le esecuzioni sommarie, le punizioni corporali, le umiliazioni alle donne afghane, la distruzione della cultura.
Le bombe “democratiche” della coalizione della Nato, di cui l’Italia fa parte in misura crescente, sono forse più tollerabili di tutto ciò? Forse per le vittime della guerra fa differenza sapere qual è il colore della bandiera di chi ti uccide? Sarebbe sbagliato affermare che forse gli afghani avrebbero fatto a meno dell’intervento “umanitario” della Nato?
Davanti a tutto ciò è assordante il silenzio “dell’opposizione” italiana che si ostina a chiamarsi, geograficamente e non politicamente, di sinistra.

Iraq, Afghanistan.



Interventi umanitari.

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