lunedì 8 novembre 2010

Lo sciopero di lor signori

E' rivolta tra gli industriali vicentini: ”I danni del maltempo sono vasti e gravi e, se gli aiuti non arriveranno, se il Veneto continuerà a essere lasciato solo, sarà rivolta fiscale”. La promessa, che suona come una minaccia, è arrivata dal vicepresidente degli imprenditori della provincia Luciano Vescovi, in un'intervista a Radio 24. “Questa volta non passa - ha detto -. Se il sostegno alle imprese e ai cittadini vicentini non ci sarà da parte dello Stato, noi non pagheremo le tasse”.
Quando si tratta di non pagare le tasse tutti i pretesti sono buoni per gli “imprenditori” che chiamano a raccolta e solidarietà (novelli populisti) anche i cittadini e i lavoratori, per protestare contro il Governo e per ottenere indennizzi e finanziamenti a causa dei danni subiti dopo le ultime avversità meteorologiche.
Certamente il maltempo ha provocato dei danni che andranno riparati. Gli industriali veneti però, non fanno come un qualsiasi imprenditore del tanto vituperato Mezzogiorno assistito che si limita a chiedere. Loro non chiedono, pretendono. Se lo Stato non interviene pronta cassa smetteranno di pagare le tasse (come fosse una novità per molti di loro), estendendo l’invito a fare altrettanto a tutti i veneti.
Non tutti i veneti però, pur magari volendolo, potranno fare ciò. L’art. 53 della Costituzione stabilisce che: ”Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. E’ dovere per il cittadino italiano pertanto pagare le tasse. Questo però non è in via di principio subordinato alla condivisione delle politiche del governo italiano in nessuna materia, tantomeno in quella economica e fiscale, come danno a intendere gli industriali veneti.
La loro pretesa di non pagare le tasse e fare uno sciopero fiscale, in caso di mancati interventi pubblici, potrebbe essere un’originale forma di protesta. Solo che questa non è attuabile proprio dai soliti vessati: i contribuenti a reddito fisso, come dipendenti e pensionati.
A differenza degli imprenditori, infatti, i cittadini a reddito fisso, non possono effettuare alcuna protesta fiscale, né tantomeno alcuno sciopero fiscale
. Il sostituto d’imposta provvede per loro a versare le varie Irpef, per Stato ed Enti locali, mentre per le tasse indirette (come l'Iva) provvede direttamente il commerciante a trattenere. I quattrini riservati per tasse entrano solo figurativamente nei prospetti paga, non nelle tasche dei redditi fissi. I soliti poveri cristi pertanto non potranno fare alcuno sciopero fiscale come sollecitato dagli industriali, i quali tra l’altro, come sostituti d’imposta, sanno bene come funziona il fisco in Italia.
Per gli imprenditori pagare le tasse è sostanzialmente un optional. Essi non pagano il fisco anticipatamente e sul salario o pensione percepito (come dipendenti e pensionati), ma successivamente. E non sul reale percepito ma solo su quello che dichiarano. Il gioco, per loro, è possibile, facile e conveniente. Anzi a questo punto qualsiasi pretesto per non pagare le tasse è buono.
Cosa succederebbe se i lavoratori dipendenti e i pensionati aprissero gli occhi e imparassero a fare come gli imprenditori veneti, chiedendo l’abolizione del sostituto d’imposta per pagare anche loro le tasse su dichiarazione e solo se soddisfatti del governo? In questo modo si potrebbe, se c’è un qualche motivo di protesta verso il comportamento dell'amministrazione di turno, evitare almeno di pagare le tasse: c’è disoccupazione? C’è lavoro precario? Cancellano diritti costituzionali e ci tolgono la libertà? Istituiscono ticket sulle medicine? Privatizzano la scuola? (ecc, ecc, ecc). Allora sciopero fiscale. Si abbatterebbe almeno un’altra insultante e odiosa discriminazione.

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