domenica 12 dicembre 2010

Alcune domande senza democratiche risposte

La manifestazione di ieri ha consentito (forse) al Partito democratico, di acquisire un po’ di visibilità e consenso in vista dello scontro di martedì 14 dicembre dove si verificherà l’esistenza o meno di una maggioranza di centrodestra in Parlamento.
La manifestazione è stata tutta incentrata sulla invocata cacciata dell’attuale governo e del suo presidente e massimo dei mali.
Non si può certo non convenire sulla necessità di far cadere un governo di destra e cancellare le leggi che ha prodotto nel suo, troppo lungo, cammino.
Non si è capito bene (o purtroppo si è capito) cosa dovrà sostituire il governo Berlusconi. Al di là delle chiacchiere e del fumo, questo non è emerso. Se cioè va cacciato l'attuale presidente, male assoluto e novello satana, oppure se va impostata una nuova politica fondata sugli interessi dei discriminati, degli sfruttati e dei precari. Questo Bersani non l’ha detto.
Che cosa intende fare il Pd, qualora potesse incidere, rispetto “all’accordo di Pomigliano”, alla New co e alla distruzione dei diritti insita della manovra antioperaia di Marchionne e Confindustria di cancellare contratti nazionali di lavoro? Che cosa intende fare rispetto al collegato lavoro elaborato dal governo che prosegue nell’opera di smantellamento delle conquiste dei lavoratori? E’ disponibile il Pd a mettere fine alla logica dello scambio e delle deroghe ai contratti e a operare per un rinnovo dei Ccnl che preveda aumenti salariali consistenti, per una diversa distribuzione della ricchezza e per il ripristino delle norme contrattuali cancellate per le logiche delle compatibilità? Rispetto alle ripetute “riforme delle pensioni” decise da governi di ogni colore che tagliano le pensioni da lavoro e non consentono ai giovani di costruirsi una posizione assicurativa, il Pd come crede di operare? Il Pd intende adoperarsi per garantire un lavoro e un salario a tutti i disoccupati ripristinando il sistema d’indicizzazione dei salari e il controllo amministrativo dei prezzi dei generi di prima necessità? Per consentire un futuro ai giovani è disponibile il Pd a procedere alla cancellazione delle leggi Treu e Biagi, che istituzionalizzano il precariato? Che cosa farà il Pd governativo rispetto alla “riforma Gelmini” e ai finanziamenti alle scuole private o religiose? Intende cancellarli? Ritiene il Pd che la sanità e la scuola debbano essere gratuite e uguali per tutti i cittadini, a prescindere dal reddito e dalle convinzioni religiose e politiche? Cosi come i trasporti per lavoratori, disoccupati, pensionati e studenti? Ritiene il Pd che vada cancellata la figura del sostituto d’imposta e che il sistema fiscale debba essere fortemente progressivo e più pesante sui redditi più alti? Che si debbano eliminare le imposte locali e soprattutto quelle indirette che penalizzano solo i redditi fissi? Che vada istituita un’apposita tassazione sui patrimoni immobiliari, sulle rendite parassitarie e sui profitti? E che sia istituita una tassa forte per i prodotti di aziende delocalizzate con il divieto per quest’ultime di usare la dicitura con il marchio "Made in Italy”? Che si debba procedere, in ultimo in materia fiscale, all’abolizione delle norme che consentono l’intestazione di beni a società? Che in materia d’immigrazione e clandestinità vadano cancellate tutte le leggi che rendono gli immigrati clandestini, ispirando la propria politica in materia alla solidarietà? Che debbano essere ritirati tutti i contingenti militari armati italiani da tutte le aree del mondo? Che vada detto no al nucleare anche per usi civili?
Questo solo per fare alcuni esempi.
Senza adeguate risposte a queste domande il 14 dicembre si verificherà solo uno scontro di potere e di palazzo fra due padroni e fra i rappresentanti di due borghesie in lotta fra loro, per contendersi lo scettro usando la demagogia di cui dispongono. Per carpire il consenso del “popolo caprone” per i propri fini classe e di parte.

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