domenica 17 ottobre 2010

San Giovanni, l’inizio della lotta

La straordinaria riuscita della manifestazione della Fiom del 16 ottobre, la partecipazione di massa, non solo di operai metalmeccanici ma anche di disoccupati, precari, pensionati e studenti, rappresentano una boccata d'aria fresca e un’iniezione di ottimismo cui da troppo tempo non eravamo abituati. Quanto successo a piazza San Giovanni indica che il popolo risponde quando è chiamato a lottare su obiettivi chiari e su parole d’ordine che riguardano la sua vita, le sue necessità, le sue condizioni.
L’importanza della manifestazione del 16, nata per contrastare l’attacco generalizzato ai diritti dei metalmeccanici di Pomigliano, per poi essere generalizzata a tutti i lavoratori italiani, è stata perfettamente percepita non solo dalla massa di manifestanti presenti in piazza, ma da tutti quelli che hanno capito che in gioco ci sono questioni più importanti e grandi di quelle, pur legittime e sacrosante, riguardanti le sorti di un’azienda, di un contratto e di una categoria.
Da piazza San Giovanni emerge la volontà e la determinazione di un popolo di discriminati e di oppressi che non intende più subire passivamente il continuo peggiorare delle sue condizioni, la demolizione dei contratti di lavoro e dei diritti, la cancellazione delle conquiste sociali ottenute a prezzo di dure lotte (pensioni, sanità pubblica, scuola, ecc.) a vantaggio degli interessi di pochi capitalisti che continuano ad arricchirsi, mentre affamano il popolo cercando di convincerlo che questo è il migliore dei sistemi sociali possibili.
La piazza di San Giovanni ha detto no alle compatibilità capitaliste, alla precarietà, alla cancellazione dei diritti e alla prepotenza e arroganza padronale. Ha detto sì al lavoro, ai diritti e all’uguaglianza.
Da troppo tempo non si erano potuti ascoltare messaggi così chiari e così condivisibili. Da quando, cioè, non solo da parte del padronato, ma soprattutto da quelle forze politiche e sindacali che sulla carta avrebbero dovuto essere dalla parte dei lavoratori e delle loro ragioni, è cominciata la lenta, continua e insidiosa demolizione degli strumenti di analisi di classe e, di pari passo, è cominciata l’esaltazione del sistema che negava l’esistenza dell’ingiustizia sociale, del liberismo e delle compatibilità capitaliste.
Diversi “personaggi politici”, anche alcuni che non c’erano e non hanno aderito ufficialmente, hanno tentato di mettere il loro cappello sulla manifestazione, vista la sua imponente riuscita, cercando di impossessarsi fraudolentemente della forza della protesta dei partecipanti al corteo. Il tentativo più subdolo e pericoloso è rappresentato da quelli che hanno tentato di far credere che il malessere e l’ingiustizia sociale di oggi non siano la conseguenza del sistema liberista, che tutela i pochi ricchi e affama i tanti cittadini e lavoratori, ma dipendessero solo da personaggi sbagliati e negativi al potere. Cambiando i quali (lasciando inalterato il sistema capitalista, s'intende) si risolverebbero i problemi.
Il "sognatore" Vendola, affascinante affabulatore, come il suo predecessore Bertinotti, aspirante candidato del centro”sinistra” alla carica di Presidente del Consiglio, durante la manifestazione ha affermato: ”Qui oggi si è aperto il cantiere dell'anti-berlusconismo. C'è un'Italia migliore di Berlusconi, della paura, questo ci dice questa piazza. Oggi noi abbiamo una grande unità di popolo, è un'unità che viene dal basso"; e, riferendosi al Governo: "Sono loro inadeguati a governare. Hanno portato il Paese verso la miseria"; ancora a chi "ci spiega che di fronte alla crisi bisogna ridurre i redditi e le tutele", il governatore della Puglia ha risposto che "questo non solo è sbagliato dal punto di vista economico, ma rappresenta anche una regressione dal punto di vista della civiltà. Qualcuno vuole uscire dal Novecento per entrare nell'Ottocento. Io voglio entrare nel Duemila. La precarietà è come una pallina da pingpong, che va dalla scuola al mondo del lavoro. Vogliono precarizzare la nostra vita per comandarci meglio", ha proseguito Vendola. "Sono in piazza - ha spiegato - perché oggi non c'è soltanto una questione sindacale, ma politica e culturale. Riguarda un modello di società in cui viviamo. Penso che bisogna ribellarsi, la modernità deve contemplare i diritti del lavoro. L'unità fondamentale è quella del popolo, poi viene quella del centrosinistra. A quella ci pensiamo domani".
Il tentativo del governatore della Puglia sembra essere quello di imbrigliare le giuste proteste e lotte dei lavoratori, mantenendole dentro il quadro capitalista, convogliandole all’interno delle logiche del centro”sinistra”: uno schieramento che ha dimostrato tutto fuorché tutelare i lavoratori e combattere l’ingiustizia sociale che, anzi, ha contribuito fattivamente ad alimentare.
La manifestazione del 16, oltre ad essere rivolta contro l’attuale governo, era apertamente contrapposta alle logiche capitaliste e liberiste condivise e portate avanti sia dai governi di centrodestra, sia da quelli di centro”sinistra”. Entrambi gli “schieramenti” hanno operato indifferentemente, in una sorta di staffetta, nella demolizione delle conquiste dei lavoratori (con il conseguente spostamento della ricchezza nelle tasche di pochi): il sistema contrattuale e dei diritti, la scala mobile, la precarizzazione del lavoro, il sistema pensionistico e previdenziale (con l’introduzione della previdenza privata), il Trattamento di fine rapporto (senza citare "capolavori" come la demolizione del sistema sanitario e della scuola, il sostegno a interventi armati in altri Paesi, ecc, ecc, ecc).
Entrambi i governi, di centrodestra e di centro”sinistra”, sono inadeguati a governare. Perché entrambi, dandosi il cambio, hanno portato verso la miseria solo i lavoratori e i discriminati, non tutto il Paese come dice Vendola. Il quale dovrebbe spiegare chi vuole precarizzare la nostra vita per comandarci meglio, se non i padroni, chi li rappresenta e chi non va loro contro. E che la prima legge che ha introdotto la precarizzazione del lavoro è stata fatta dal ministro Treu, governo Prodi Romano.
No, la piazza di San Giovanni non era una piazza solo antiberlusconiana. Era una piazza contro il liberismo, contro le compatibilità capitaliste e contro chi, comunque mascherato e travestito se ne fa paladino. Berlusconi è, infatti, una faccia di una medaglia che non sarebbe stata coniata senza l’altra, rappresentata da chi ha sistematicamente demolito le ragioni e gli interessi dei lavoratori, pur affermando di stare dalla loro parte per convincerli ad accettare le compatibilità e i sacrifici. L’unità del centro”sinistra non interessa i lavoratori ma chi, affermando di cambiare tutto, vuole lasciare tutto immodificato.
Diciamogli no. Non permettiamo a costoro di impossessarsi della giornata del 16 ottobre. E continuiamo a lottare e lavorare per costruire lo sciopero generale.

3 commenti:

  1. http://sollevazione.blogspot.com/2010/10/manifestazione-fiom.html

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  2. http://andreacarancini.blogspot.com/2010/10/chi-disprezza-la-fiom-spiana-la-strada.html

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