In questa giornata di fine agosto si registrano due interventi che danno la misura, al di là dell’apparenza e della propaganda, del livello elevato che lo scontro sociale ha già raggiunto nel Paese. Alcune frasi di queste esternazioni, svoltesi in piena sintonia e continuità, sintetizzano e qualificano le strategie e i contenuti che si cerca di imporre, peraltro utilizzando argomenti accattivanti o espressioni enfatiche ma demagogiche come "modernità", "efficienza e risparmio", "nuovi orizzonti". Naturalmente a senso unico.
Il primo in ordine di tempo a intervenire è stato il Ministro dell’economia Tremonti che, parlando alla Berghem fest e poi al meeting di Comunione e Liberazione (dove è stato accolto come una star), ha affermato testualmente: "Robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l'Unione europea e l'Italia che si devono adeguare al mondo"; e inoltre: "E' utile rileggere gli scritti del 1977 di Enrico Berlinguer sull’austerity, si tratta di un ragionamento sulle responsabilità nelle politiche di bilancio che può costituire una base di riduzione per i prossimi anni in tutta Europa".
Dal canto suo l’Amministratore delegato Fiat, Marchionne, sempre dalla tribuna di Cl, nel ringraziare esplicitamente i segretari generali di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti senza citare la Cgil, ha affermato: "Il sistema italiano deve superare definitivamente il conflitto "operai-padrone", ma soprattutto deve innovarsi, aprirsi alla globalizzazione, capire che non si può investire se i lavoratori non tengono fermi gli impegni assunti. Fino a quando non ci lasciamo alle spalle i vecchi schemi, non ci sarà mai spazio per vedere nuovi orizzonti" ha continuato Marchionne, precisando che "non siamo più negli anni '60 e occorre abbandonare il modello di pensiero che vede una lotta fra capitale e lavoro e fra padroni e operai".
Con riferimento alla vicenda del mancato reintegro dei tre licenziati di Melfi ha affermato: "la Fiat ha rispettato la legge e ha dato pieno seguito alle decisioni della magistratura, abbiamo dato accesso ai lavoratori nell'azienda e pieno esercizio dei diritti sindacali. Adesso siamo in attesa del secondo grado di giudizio, ci auguriamo che siano meno influenzate dall'enfasi mediatica. La dignità e i diritti non possono essere patrimonio esclusivo di tre persone: sono valori che vanno difesi e riconosciuti a tutti; la responsabilità è anche quella di tutelare la dignità della nostra impresa e il diritto al lavoro di tutti i dipendenti"; e ha concluso: ”Quello di cui c'è bisogno è un patto sociale per condividere impegni e sacrifici e dare al paese la possibilità di andare avanti, per costruire il paese che vogliamo lasciare alle prossime generazioni. Troppo spesso l'elogio del cambiamento si ferma alla soglia di casa. Dobbiamo scegliere il cambiamento che vogliamo, il nostro o quello dei nostri vicini di casa".
Questi due “contributi moderni e disinteressati” sono caratterizzati, anche con argomentazioni contraddittorie (Tremonti che cita Berlinguer in materia di austerità e Marchionne che parla del conflitto di classe come di un fenomeno preistorico e superato), da un’unica filosofia: convincere gli italiani che le conquiste di civiltà, come quella della legge 626 in materia di prevenzione infortuni, sono vecchie e superate (per chi? Non per l’operaio che s’infortuna, perde la vita o contrae una malattia professionale sul lavoro) e anche costose. Vanno pertanto superate per permettere alle imprese di poter risparmiare per “competere” nel sistema economico “globalizzato”. Devono fare la fine cioè della scala mobile, del sistema previdenziale (demolito e privatizzato) del Trattamento di fine rapporto o liquidazione (privatizzato), del posto fisso (a favore della flessibilità e precarietà), della rinuncia al diritto di sciopero, della rinuncia all’indennità di malattia, dei nastri lavorativi di otto ore in catena senza pause, della cancellazione della scuola e della sanità pubblica (con la chiusura di scuole e ospedali), della privazione delle libertà sindacali, ecc. ecc. ecc. L'unica cosa che costoro non mettono mai in discussione è l'entità dei loro guadagni e profitti, sui quali non sono disposti a fare economie. Neanche accennate.
Lavoratori e sindacati che si "attardano" su queste questioni sono antimoderni e superati, perché nella nostra epoca se si vuole competere con gli altri e quindi permettere ai volenterosi e disinteressati miliardari nostrani di “investire”, occorre rapportare le nostre retribuzioni e le nostre condizioni di libertà e diritti a quelle dei paesi del Terzo mondo. Ai livelli cioè della prima Rivoluzione industriale, permettendo al padronato di svolgere quel ruolo “sociale” che gli compete. A questo proposito è illuminante quanto affermato da Marchionne sulla vicenda dei tre licenziati di Melfi. La Fiat (sostenuta dall’ineffabile Marcegaglia, che candidamente sostiene che il mancato reintegro dei tre è la “prassi” e la “continuità” dei comportamenti padronali dell'azienda) afferma in ultimo di aver rispettato la legge e di aver dato pieno seguito alle decisioni della magistratura. Chiarendo se ce ne fosse ancora bisogno l’arroganza e la presunzione della sua posizione, che pretende di assegnare a un'azienda privata e parte in causa l’esclusiva giurisdizionale in materia di contenzioso lavorativo, infischiandosi anche di pareri, altre volte molto ascoltati, come quello del Presidente della Repubblica e della Conferenza episcopale italiana.
I nuovi orizzonti di Marchionne assomigliano troppo a quelli esistenti nelle fabbriche all’inizio della Rivoluzione industriale e la modernità che rivendica è troppo confacente e assimilabile ai suoi interessi e alla sua volontà di profitto a ogni costo. I lavoratori italiani, non è retorica, con gli stipendi che percepiscono e con le condizioni che si determinerebbero se si realizzassero i sogni di Tremonti, Marchionne, Marcegaglia e padroni in generale, non avrebbero alcuna eredità da lasciare alle (loro) future generazioni, peraltro già private di prospettive con la precarietà. Se non fame e miseria.
A differenza di quanto faranno Tremonti, Marchionne, Marcegaglia e il Sacro padronato unito.
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