L’esclusione della rappresentanza politica della classe dei discriminati e degli oppressi, avvenuta con le ultime elezioni politiche, fa prevalere un “confronto politico”, in Parlamento, ristretto ai soli raggruppamenti politici rappresentanti del blocco sociale che si richiama al liberismo e al mercato. Quello, per intenderci, della grande borghesia e del grande capitale, che delimita il “confronto politico” all’interno del proprio campo, escludendo perciò i partiti portavoce e rappresentanti degli sfruttati, degli oppressi e dei discriminati, privati di voce e di rappresentanza parlamentare.
L’esclusione dal Parlamento di ogni forma di presenza politica alternativa su base di classe è avvenuta grazie a una cooperazione politica congiunta dei partiti di centrodestra con quelli di centro”sinistra”, che alla fine sono riusciti a occupare l’intera rappresentanza parlamentare. In Parlamento sono presenti quindi solo partiti politici che si richiamano al liberismo e al mercato, che esprimono perciò esclusivamente le istanze e gli interessi del padronato, della grande borghesia e della Confindustria, alternandosi nella conduzione del Paese ma mantenendo, con delle marginali differenziazioni, la stessa barra di rotta.
I problemi fondamentali emersi in questi anni hanno visto conseguentemente una sostanziale continuità di azione, a prescindere dal “colore” di chi ha governato: la lotta al “terrorismo internazionale” e gli interventi armati fuori dai confini nazionali; le politiche sociali (pensioni e previdenza, sanità, scuola, ecc.); le tasse; le politiche di tagli a senso unico per il risanamento del debito pubblico; le varie “riforme” istituzionali susseguitesi; la ”riforma” elettorale in senso maggioritario, ecc. ecc. ecc. E’ difficile, su questi e su altri temi, trovare differenze di fondo fra le linee seguite dai governi succedutisi. Tutto ciò è stato agevolato dalla mutazione genetica di quei partiti che sulla carta avrebbero dovuto sostenere linee e tesi politiche sociali diverse e alternative e che invece sono diventati i paladini preziosi del liberismo, del mercato, della flessibilità (precarietà) e delle privatizzazioni, adeguandosi in toto alle linee politiche ed economiche della destra ed entrando cosi, di fatto, in competizione con essa, contendendole la sua stessa base di riferimento sociale. Entrambi gli schieramenti si battono apertamente, senza esclusione di colpi, per ottenere i consensi e i favori di padronato, borghesia e Confindustria, non rinunciando al tempo stesso a politiche demagogiche e populiste per carpire il voto anche di lavoratori, pensionati e disoccupati, ormai privi di rappresentanza politica in Parlamento.
Il loro “agire politico” non è più in difesa di interessi contrapposti a quelli dei privilegiati, ma in rappresentanza di gruppi di potere economico in lotta fra loro per la supremazia, alleati però contro il loro avversario di sempre: i lavoratori e i loro movimenti. Le forme della loro “lotta politica” sono per questo cambiate rispetto a quelle degli anni Ottanta. Non sussistendo contrapposizioni di fondo e di classe, lo “scontro” è trasceso sulla sfera personale dell’onestà e della “morale”, arrivando a livelli di astio, livore, inciviltà, smodatezza inusitati (nel contendersi il posto a capotavola) e da basso impero. Come quei cortigiani che tramavano continuamente contro l’imperatore, non per abbatterne il sistema dittatoriale, ma per sostituirsi all’imperatore stesso.
A questo ha fatto riscontro un fenomeno sconosciuto finora, perlomeno in queste dimensioni, quello dei cambi di campo. Dirigenti politici che appaiono fieri avversari fino all’insulto diventano sodali. Politici di uno schieramento che trasmigrano nell’altro e viceversa. Fino ad arrivare al caso paradossale in cui il principale avversario e oppositore dell’imperatore di turno era nel recente passato il suo più stretto collaboratore e co-dirigente. Un "ex fascista", a quanto pare attuale punto di riferimento e paladino dell’altro schieramento di centro”sinistra”!
Questi “scontri politici” e queste “rese dei conti” lasciano immutata la realtà politica e sociale. La continua riproposizione di governi “tecnici” avanzata oltretutto dal centro”sinistra” dimostra, ancora una volta se ce ne fosse bisogno, che davanti ai problemi economici reali per costoro esiste una sola ricetta “oggettiva” o “tecnica” che vale per tutti gli “schieramenti”: gli interessi del padronato.
Diciamogli basta. Lasciamoli con le loro beghe di bottega mascherate da polita alta. Riprendiamoci la politica e ricostruiamo la presenza e la rappresentanza politica e sindacale di classe dei lavoratori, disoccupati e degli oppressi in generale.
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