Da troppi anni il rapporto tra lavoratori e sindacato si è burocratizzato, perché è stato del tutto cancellato o vanificato il sistema di regole chiare e certe che vincolava il sindacato al coinvolgimento dei lavoratori sulle sue strategie, sia sui metodi di lotta che sugli accordi che l'organizzazione stipulava con il padronato e soprattutto col Governo.
Cgil, Cisl e Uil, infatti, avvalendosi della qualifica di sindacati di maggiore rappresentatività, hanno sottoscritto intese (mai migliorative rispetto l’esistente) a nome e per conto dei lavoratori, senza averne però alcuna delega o mandato. I loro accordi non riguardano solo gli iscritti alle tre confederazioni, ma tutti i lavoratori. Compresi quelli che magari sono contrari alle decisioni prese, che in questo modo sono costretti a subire perché non hanno alcuna possibilità di far valere le proprie idee.
Oltre all’assenza del mandato dei non-iscritti a trattare, è venuta meno qualsiasi ratifica democratica degli accordi sottoscritti. Con l’eccezione di Pomigliano, dove si è tenuto un referendum con il ricatto Fiat del mancato investimento in quella realtà, paventando lo spettro della disoccupazione in caso di esito negativo, le tre sigle sindacali non hanno più chiamato i lavoratori a pronunciarsi sugli accordi che a loro nome sottoscrivono. Né quando hanno trattato con i sindacati padronali delle imprese, né con il Governo.
Non sono stati mai consultati i lavoratori, né prima, né durante, né tantomeno dopo le trattative interconfederali sindacato-padronato-Governo che hanno previsto la cancellazione della scala mobile (strumento, che adeguava i salari all’inflazione), lo stravolgimento del sistema delle pensioni, la cancellazione del collocamento, l’instaurazione del precariato, la privatizzazione del Trattamento di fine rapporto (liquidazione), la “riforma” della contrattazione, la regolamentazione del diritto di sciopero, i vari patti sociali, ecc. ecc. ecc. Al contempo hanno introdotto la logica dello scambio nelle trattative. Logica che ha indebolito i lavoratori e rafforzato il padronato, che ha assunto un ruolo rivendicativo nel rinnovo o nella disdetta dei contratti di lavoro (vedi quanto sta succedendo al contratto dei metalmeccanici che la Fiat intende disdire).
Le tre confederazioni si sono assunte la responsabilità, senza alcun mandato e nessuna ratifica, di decidere cosa andasse bene o meno per i lavoratori, i disoccupati, i pensionati e i precari. Cisl e Uil hanno agito in maniera più spedita avendo meno problemi politici interni. La Cgil spesso ha tentennato o resistito ma poi ha sempre capitolato, sottoscrivendo tutto e il contrario di tutto.
Questa condotta sindacale ha sottratto ai lavoratori il ruolo di protagonisti nella società, relegandoli con i loro bisogni e le loro istanze in un cantone, sostituendo alle loro ragioni quelle delle compatibilità capitaliste, del mercato e del profitto. Non ha perciò contrastato, al contrario ha agevolato l’impoverimento degli stipendi e pensioni (più che dimezzati in termini di potere di acquisto) a favore del profitto e del potere padronale. Sono sparite dal vocabolario sindacale parole come uguaglianza o egualitarismo, democrazia dal basso, rivendicazioni economiche, conquiste sociali, lotta.
Il sindacato confederale ha la responsabilità e la colpa di aver agito in maniera da far compiere ai lavoratori un enorme passo indietro e un drammatico arretramento anche nei diritti e nella civiltà. Il solo allungamento di cinque anni dell’età lavorativa (e dello sfruttamento padronale) ha fatto perdere agli interessati cinque anni di pensione, trasformati in anni di lavoro e contributi previdenziali. Con pensioni, oltretutto drammaticamente taglieggiate.
Non destano sorpresa pertanto le affermazioni rilasciate a "Il Sole 24 Ore" dal segretario della Cisl Bonanni, che si dichiara per un sistema di relazioni industriali che superi la logica del conflitto tra capitale e lavoro. Bonanni e i suoi colleghi di Cgil e Uil non hanno alcuna necessità di superare la logica del conflitto: non la conoscono proprio, o l’hanno dimenticata. Grazie infatti alle loro strategie delle compatibilità subalterne al mercato e al profitto, il sistema delle relazioni sindacali che ne è scaturito dimentica le ragioni di chi lavora ed esalta quelle di chi dal lavoro altrui trae guadagno e ricchezza.
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