Dopo i recenti episodi accaduti alla Festa dell’Unità del Partito democratico di Torino, il segretario della Cgil Epifani giovedì ha invitato i politici e i sindacalisti ad abbassare i toni affermando: ”Rischi per un conflitto sociale e un autunno caldo ci sono, per questo bisogna tutti, abbassare i toni. Nel Paese c’è una situazione pesante - ha continuato - il conflitto politico e istituzionale di questi mesi ha usato parole e atteggiamenti molto pesanti, che hanno scosso i cittadini. E la situazione economica non è migliore”.
A sentire certe affermazioni si rimane allibiti. Abbassare i toni: lungi dall'essere una esortazione alla pacatezza e alla ragionevolezza è un invito alla rassegnazione. Colui che dovrebbe essere fra i promotori della denuncia della situazione in cui si trovano i discriminati, sottoposti a un pesante attacco ai propri diritti e alle proprie condizioni di vita (salari fra i più bassi e tasse fra le più alte d’Europa, disoccupazione, precarizzazione del lavoro, disdetta dei contratti, taglio dei servizi, ecc.) invece di promuovere la protesta e la lotta, invita alla moderazione perché c’è il rischio di un conflitto sociale e di un autunno caldo (situazioni in cui, peraltro, i lavoratori ottennero importanti conquiste).
Il conflitto sociale, a sentire Epifani, non deriverebbe dalle drammatiche condizioni in cui si trova chi lavora, chi è in pensione e chi è disoccupato, ma dai toni di voce che i politici e i sindacalisti usano per imbonire gli italiani.
Se Bonanni e Angeletti firmano accordi capestro, come quello di Pomigliano e se entrambi supportano tutte le linee e le decisioni antipopolari della Federmeccanica e della Confindustria, non bisogna prendersela con loro! E, anche se i giochi sono fatti contro la volontà e sulla pelle di chi lavora, non si deve, quelle poche volte in cui si presenta l’occasione, togliere loro la parola e far sentire il dissenso!(?) Che cosa importa poi se ai lavoratori la parola e la dignità sono state tolte da tempo dalle scelte e dagli accordi che questi campioni degli interessi del popolo hanno sottoscritto?
Occorre invece alzare i toni. Occorre rilanciare non un solo autunno caldo, ma una serie di stagioni calde e di lotta. Occorre denunciare che il conflitto sociale non dipende né dal tono di voce di chi parla, né da qualche fischio o qualche contestazione. Il conflitto si manifesta quando i padroni affamano i lavoratori, quando tolgono la speranza nel futuro a precari, disoccupati e pensionati, quando sono cancellati diritti di civiltà ottenuti a prezzo di dure lotte, quando sono disdetti i contratti di lavoro dalla Confindustria per farne altri peggiori, quando s’impoverisce il popolo per arricchire i padroni. E la lista è ancora lunga.
Forse questo pompiere della pace sociale, insieme ai suoi soci d’avventura, semplicemente pensa (o spera) che se tutti noi abbassiamo la voce, gli sfruttati e i discriminati possano dimenticare o non prendere coscienza della propria condizione.
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