mercoledì 8 settembre 2010

Gli aggressori e i loro complici

Quello che “l’accordo di Pomigliano”, sottoscritto dalla Fiat e da Cisl, Uil, Ugl, lasciava prevedere si è realizzato. La Federmeccanica (sindacato di categoria del settore auto dei padroni della Confindustria) ha fatto propria la linea di Marchionne, volta a cancellare i diritti dei lavoratori attraverso l’azzeramento delle regole di contrattazione esistenti, disdicendo il contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici.
Le argomentazioni ufficialmente addotte per motivare quest’atto inedito nella storia sindacale italiana (sono sempre stati i lavoratori a disdire i contratti di lavoro per creare le condizioni per la stipula di un contratto nuovo, migliore del precedente sia per quanto riguarda i salari che la parte normativa) sono sostanzialmente due: 1) garantire le aziende a fronte delle minacciate azioni giudiziarie Fiom (relative all’accordo stipulato senza e contro la Fiom, dalla Cisl e dalla Uil il 15 ottobre dello scorso anno); 2) adeguare le relazioni industriali, sindacali e contrattuali alla domanda di maggiore affidabilità e flessibilità che proviene dalle imprese, per consentire loro una migliore tenuta rispetto all’urto della competizione globale.
Il padronato italiano, con questa mossa, tenta di battere la resistenza e la volontà di lotta della Fiom e dei Cobas (ultimi baluardi in difesa dei diritti dei lavoratori), cercando di imporre un nuovo contratto, un nuovo sistema di relazioni e “innovative” condizioni che non coinvolgano queste organizzazioni sindacali e che sia condiviso e sottoscritto solo da chi è d’accordo come Cisl, Uil e Ugl. Emarginando così i sindacati che dissentono e i loro iscritti. In proposito occorre tenere presente che la Fiom da sola, a livello nazionale, conta più iscritti di Fim-Cisl e Uilm-Uil (sindacati metalmeccanici di quelle organizzazioni) messe insieme.
Su questa strada il padronato e la Federmeccanica sono agevolati perché in alcune categorie della stessa Cgil (tessili e alimentaristi) sono stati già firmati degli accordi, mentre questo non avviene con la Fiom. Questo è dovuto alla situazione creatasi all’ultimo congresso Cgil, dove nella Fiom c’è stata la vittoria della minoranza, alternativa e combattiva, mentre nelle altre realtà è prevalsa la posizione di maggioranza, legata alle politiche di concertazione e di compatibilità.
A chiarire i motivi di questa illegittima e intollerabile intromissione del padronato nelle vicende interne della Cgil ci ha pensato la stessa presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, che ha testualmente dichiarato: "Abbiamo firmato tutti i contratti di tutti i settori anche con la Cgil, come quello del tessile, dell'alimentare e altri: quindi il problema vero è la Fiom che non accetta nessun cambiamento che renda le aziende più competitive". Inoltre, aggiunge: ”La disdetta è solo una questione tecnica, è un atto di chiarezza. Abbiamo firmato il nuovo contratto nell'ottobre 2009 con decorrenza 1° gennaio 2010, quindi per noi è questo quello valido, che è migliore rispetto al precedente”. La Marcegaglia fa riferimento al contratto sottoscritto senza la Fiom che per gli industriali è migliore (e per i lavoratori?), tentando di scegliere non solo i sindacati che convengono di più ai padroni ma, addirittura, le maggioranze e le minoranze interne ai sindacati stessi.
La Cisl d'altronde supporta la disdetta operata da Federmeccanica, di un contratto di lavoro peraltro sottoscritto da tutti i sindacati, compresi Cisl e Uil, dichiarando per bocca del suo segretario di categoria: ”Mi sembra che la Federmeccanica abbia fatto solo il passaggio obbligato anche rispetto gli accordi interconfederali”, e il segretario Uilm-Uil: ”Abbiamo il nostro contratto rinnovato un anno fa”. Via libera dunque.
L’assalto ai diritti e alle conquiste sindacali è pienamente in atto, tanto è vero che dalla prossima settimana Federmeccanica, con Cisl e Uil, discuterà le deroghe da apportare al contratto nazionale dei metalmeccanici, aprendo in questo modo la strada per l’annullamento dei contratti di lavoro anche per tutte le altre categorie di lavoratori. C'è da scommettere infatti che l’esempio dei padroni metalmeccanici sarà immediatamente imitato dagli imprenditori di tutti gli altri settori produttivi.
Davanti a tutto ciò la Fiom si appresta a discutere la piattaforma rivendicativa del rinnovo del contratto disdetto e a organizzarsi per la difficile fase di scontro e di lotta, che si avvierà dalla manifestazione nazionale del 16 ottobre in difesa dei diritti dei lavoratori.

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