Il governo italiano è tutto affaccendato ad affrontare la “crisi economica” che investe l’economia mondiale, europea e italiana. Le crisi economiche sono cicliche nei sistemi capitalistici e sono utilizzate per produrre radicali redistribuzioni dei redditi sempre a favore di quelli da capitale o più alti. E’ dai lontani anni ’70 con la crisi del petrolio, che, con questa scusa, vengono sottratti ai lavoratori e pensionati salario e diritti.
C’è la crisi allora bisogna che tutti facciano sacrifici: politica dei redditi (leggi contenimento dei salari cioè stipendi dimezzati), via la scala mobile, via le pensioni di anzianità, in pensione più tardi e con pensioni più basse, flessibilità e precarietà soprattutto per i giovani, tasse e tickets sulla sanità, privatizzazioni, ecc. ecc, ecc.
I lavoratori a reddito fisso, i pensionati, i disoccupati hanno visto peggiorare, di giorno in giorno, le loro condizioni di vita e siamo arrivati alla condizione che queste categorie percepiscono i più bassi stipendi d’Europa, mentre pagano le tasse più alte e usufruiscono di uno stato sociale in progressivo disfacimento.
La crisi non ha toccato, però, tutti.
Anche in questi anni, infatti, mentre ai lavoratori e ai cittadini si è imposto di rinunciare a diritti salariali e sociali basilari, c’è chi si è continuato ad arricchire: gli imprenditori, padroni dell’economia, in primo luogo.
I loro profitti, grazie alla politica della “liberalizzazione del mercato”, delle privatizzazioni e del contenimento dei salari, sfuggono a ogni controllo, ammesso che qualcuno voglia controllarli. Per loro non vale la politica dei redditi. Milionari, o miliardari, in euro, che hanno accumulato, esportato capitali ed evaso legalmente, grazie anche allo scudo fiscale (non avendo il sostituto d’imposta), trasferito o delocalizzato attività produttive in aree del mondo dove la manodopera accetta e subisce salari più bassi e nessuno stato sociale, licenziando senza rimorso alcuno, precarizzato o ridotto allo stato di schiavitù i lavoratori ed i giovani.
Oppure parlamentari e manager, che continuano a percepire emolumenti e prebende, i più alti d’Europa, nonché privilegi, anche giudiziari, insultanti per tutti i comuni cittadini.
Ora, a seguito della crisi che esiste solo e quando conviene loro, per convincere il popolo “credulone” ad accettare ulteriori sacrifici, costoro, dichiarano di fare la loro parte di sacrifici, togliendosi il 5% (!) dei loro lauti emolumenti.
Tutti sappiamo che questo non avverrà mai e che questa è l’ennesima manovra per far digerire, a chi ha già dato, ulteriori tagli e sacrifici.
Rifacciamo partire la locomotiva.
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