lunedì 31 maggio 2010

Refusenik, il rifiuto dell'ingiustizia

Alcuni esprimeranno lo sdegno che si conviene. Altri chiederanno timide spiegazioni. Gli Usa ci fanno già sapere che provano "rammarico". Molti gireranno come sempre lo sguardo. Poi occupanti e filo-tali racconteranno le solite storie rigirando una frittata ormai putrida, tacciando di antisemitismo chiunque chieda loro perché fanno strage di cooperanti internazionali. I media faziosi o irreggimentati a dovere impaneranno abbondantemente il tutto per far digerire il boccone a una comunità internazionale che sta marcendo. Come la sua coscienza. Presto ricorderemo le ricorrenze candelabrodovute cospargendoci il capo di cenere.
Di fronte all'ennesimo massacro contro la Palestina e la sua storia tutto questo non conta nulla. La sola cosa che importa sono questi morti. E l'unica consolazione possibile: il rifiuto dell'ingiustizia.



"Lo sai amore, io ancora non so
che cosa voglia dire uccidere un uomo,
gli porti via tutto quello che ha
le sue speranze e i suoi ricordi vivi"

(Il Teatro degli Orrori, "Refusenik")

(Refusenik è ispirata alle vicende degli obiettori di coscienza israeliani che rifiutano di imbracciare le armi in segno di protesta contro l'occupazione dei territori palestinesi).

1 commento:

  1. Caro Passeggero, posso assumerla personalmente?... Lei scrive da Dio!...

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