L'articolo 11 della Costituzione recita:"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
L'intervento in Afganistan oggi, come quello in Iraq ieri, è stato motivato principalmente con due argomentazioni: 1) intervento contro l'estremismo religioso e il terrorismo internazionale; 2) intervento umanitario.
La contraddizione sta proprio quì: se l'intervento fosse stato dettato veramente da scopi umanitari non avrebbe dovuto essere affidato, anche in seguito, quasi esclusivamente a militari, armati di tutto punto e addestrati per la guerra, ma a organizzazioni (appunto) umanitarie preparate, attrezzate e sostenute (abbiamo in realtà recentemente visto, con Emergency, quanto poco gradito sia chi si adopera realmente in questo senso).
Alla luce di quanto sta accadendo, morti fra i militari e stragi tra la popolazione, ancora in questi giorni, emerge con chiarezza come l'aspetto dominante dell'intervento non sia quello umanitario ma quello militare.
Occorre che si dica chiaramente quindi, che allo stato dei fatti è in atto una guerra in cui siamo coinvolti in pieno senza, neanche, conoscerne i reali obiettivi.
Ciò che nessuno dice è che la situazione attuale in Afganistan, come in altre aree del mondo, è il risultato del comportamento spregiudicato di alcuni Stati occidentali dominanti volto prima a foraggiare qualunque Stato o organizzazione contrasti i loro oppositori (vedi Unione Sovietica negli anni '80) e a sostenere apertamente chi, in seguito, proprio da costoro è stato accusato di terrorismo internazionale (i mujaheddin afgani, ma anche l'Iraq un tempo alleato nella guerra all'Iran).
Perché in Darfur siamo così "umanamente" poco presenti?
Interventi umanitari, quindi, o calcoli geopolitici?
L'uso delle armi, e cioè la legge del più forte, non può e non deve essere il mezzo per risolvere i problemi tantomeno in casa d'altri, che interventi "umanitari" evidentemente, non vogliono riceverne. Non di questo tipo.
Bisogna perciò procedere, immediatamente, al ritiro dei militari e porre fine alla carneficina, riaffermando il principio del diritto all'autodeterminazione di ogni popolo, di ogni nazione.
Svuotiamo gli arsenali e riempiamo i granai!
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e pensare che quei ragazzi stanno lì con il miraggio di avere un giorno un posto fisso...
RispondiEliminadove siamo arrivati...