mercoledì 26 maggio 2010

La loro equità

Una delle parole più usate, in questi giorni in cui viene varata l'ennesima "manovra di risanamento dei conti dello Stato", è equità.
Se si va a cercare sul vocabolario il significato della parola equo troviamo due termini: giusto, imparziale.
Viene quindi considerato da chi governa giusto e imparziale, cioè senza privilegi o discriminazioni, un intervento finanziario che prevede, per quanto riguarda le pensioni da lavoro o di vecchiaia, si possa andare in pensione dodici mesi (contro gli attuali nove per effetto del sistema di finestre vigente) dopo la maturazione dei requisiti nel caso di lavoratori dipendenti pubblici e privati.
Con queste poche righe vengono sottratte ulteriori tre mensilità di pensione versate allo Stato. Per una pensione di vecchiaia ci sarà una perdita di circa 1.600 euro. Per una pensione da lavoro (di 1.200 euro mensili) la perdita sarà di circa 4.000 euro.
Ma non avevano detto che non avrebbero messo le mani in tasca agli italiani?
Quanto previsto poi in materia di tagli agli enti locali, con 13,2 miliardi in meno in due anni per regioni, province e comuni, molto probabilmente si trasformerà in riduzioni dei servizi e aumento di ticket sanitari o tariffe pubbliche per i cittadini. Con gravissimo danno per i redditi fissi.
Ancora il blocco dei contratti dei lavoratori del pubblico impiego, i tagli alle pensioni di invalidità, lo stop al turn over, sempre nella pubblica amministrazione (sostituzione di chi va in pensione), il congelamento dell'organico degli insegnanti di sostegno, i nuovi pedaggi sui raccordi per autostrade, ecc. Tutto questo, su quali redditi peserà? Naturalmente su quelli fissi privi di ogni tutela!
La "manovra economica", come al solito, non colpisce i profitti milionari o le rendite finanziarie o le grandi evasioni che, poi, sono alla base della crisi.
I miliardari, in euro, continueranno a godere della loro ricchezza, accumulata più o meno lecitamente. Loro non verranno toccati da questa manovra equa.
I precari, i disoccupati, i lavoratori o i pensionati, derubati del loro presente e del loro futuro, continueranno a essere precari o disoccupati (perché nella "manovra" non c'è nulla per l'occupazione), o a percepire redditi sempre più taglieggiati e servizi pubblici sempre più costosi e carenti.
Alla faccia dell'equità!
Che equità ci può essere fra il milionario che risiede a Montecarlo (e può tranquillamente continuare a farlo) per non pagare le tasse e la madre di famiglia costretta a rubare formaggio al supermercato, perché senza un reddito sufficiente per vivere non può dar da mangiare al proprio figlio malato?
La verità è che chi considera equa la "manovra" lo fa perché ritiene possibile e legittima l'esistenza contemporanea della ricchezza più sfrontata e della povertà più nera.
Se un termine va usato per questa "manovra economica", questo non è equa ma iniqua e classista.

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