venerdì 2 luglio 2010

Il "sovversivismo delle classi dirigenti"

Agli inizi del secolo scorso Antonio Gramsci, riferendosi alla situazione politico-economica dell’Italia, definì “sovversivismo delle classi dirigenti” l’azione del blocco dei grandi capitalisti alleati con la rendita parassitaria degli agrari del sud che portò al fascismo. Gramsci in sostanza accusò le classi dirigenti politiche ed economiche di sovvertire le Istituzioni, a partire dal Parlamento, minandone i poteri e svuotandone il ruolo, per arrivare alla Costituzione e modificare a proprio vantaggio i rapporti fra le classi sociali.
Questa analisi, fatta poco meno di novanta anni or sono, sembra straordinariamente attuale nel rappresentare la situazione politica contemporanea. In Italia negli ultimi anni lo scontro politico e sociale ha segnato la vittoria dei ceti sociali e di quei gruppi politici ed economici che hanno identificato nell’attuale capo di governo e nel suo populismo, apparentemente pseudo-liberale ma nella sostanza autoritario, il punto di riferimento centrale della battaglia per una loro rinnovata egemonia. Quest'ultima si basa sul disprezzo delle Istituzioni e delle regole costituzionali e sull’esaltazione del mito capitalista americano e di quello dell’imprenditore self-made man, legata all’esempio personale di un’ascesa prima economica poi politica (le modalità sono del tutto secondarie). Questa egemonia culturale e politica è alla base di un populismo autoritario di destra aggressivo cui fa il paio una “opposizione” culturalmente perdente, incapace e impossibilitata a resistere perché, pur maggiormente attenta a “regole” e “garanzie”, ha in comune la condivisione ideologica liberale della società. “Opposizione” che ha contribuito attivamente a tutto ciò anche quando ricopriva ruoli di governo, non mettendo mano a concentrazioni pericolose di potere economico, di stampa e tv; anzi, proseguendo in una sorta di staffetta politica reciproca con il centrodestra, nella difesa e affermazione degli interessi economici delle classi dirigenti a danno di quelle popolari. Un'azione “concertata” che ha numerosi esempi e all'interno della quale non si vuole arrivare ad ascrivere fenomeni gravissimi come le responsabilità sulle cosiddette "stragi di Stato" (come anche recentemente il presidente della Commissione Antimafia del Pdl ha confermato) delle quali però il dato oggettivo è che nessun governo di nessun colore ha saputo finora trovare responsabili e mandanti.
Uno degli aspetti più significativi in questa operazione di egemonia è rappresentato dal lavorio lento, costante e tuttora in atto, teso a non applicare, stravolgere o cambiare la Carta Costituzionale in parti e aspetti fondamentali. Fra questi alcuni sono: la definizione stessa di Repubblica (fondata o meno sul lavoro), i principi di uguaglianza e libertà dei cittadini, il diritto al lavoro, la promozione della ricerca, la conformità della nostra legislazione con il diritto internazionale in materia di immigrazione, il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, il diritto alla salute gratuita, alla cultura pubblica gratuita a cui tutti possano accedere, a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa, alla reale uguaglianza uomo-donna, a un sindacato libero, alla libertà di sciopero. Altri aspetti fondamentali di questa attività "sovversiva" sono: il tentativo di stravolgere l’articolo 41 introducendo modifiche che possano permettere l’iniziativa privata anche in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana; i tentativi di intervenire sulla eleggibilità di ogni cittadino, sull’equa e progressiva distribuzione delle tasse, ecc. ecc. ecc.
Su ognuno di questi e altri punti occorre un approfondimento per capire quali sono le reali dinamiche in atto, al di là del balletto destra-(finta)sinistra, per poter contribuire a ricostruire un punto di vista comune. Alternativo.

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