Era inevitabile che le “scelte” operate dai governi (di ogni colore) succedutisi negli ultimi venti anni, in accordo con Cgil Cisl e Uil, portassero a mutazioni significative nella qualità della vita degli italiani.
Cerchiamo di ricordare quali “operazioni” hanno permesso questi cambiamenti.
- Blocco dei salari (in cifra). La linea sindacale di Cgil Cisl e Uil impostata sulla politica concertativa dei redditi (solo quelli fissi, però) in collaborazione coi vari governi, ha permesso il taglieggiamento di stipendi e pensioni del 50 per cento, grazie anche ai "movimenti" effettuati con l’introduzione dell’euro. Contemporaneamente l’eliminazione della scala mobile ha impedito (sempre grazie a Cgil Cisl e Uil e ai vari governi) a stipendi e pensioni di adeguarsi al crescente costo della vita, come invece hanno potuto fare tutti gli altri redditi. Oggi il Governo interviene, sempre con la collaborazione sindacale, per bloccare contratti. Inoltre stanno discutendo di togliere tredicesime e altri istituti contrattuali ad alcune categorie del pubblico impiego. Il risultato che ne è derivato vede gli stipendi dei lavoratori italiani fra i più bassi nell’Ue.
- Pensioni. Dimezzamento degli importi delle pensioni ed elevazione del numero di anni di lavoro e di contribuzione nel lavoro pubblico e privato.
- Precarizzazione del lavoro per i giovani realizzata con le leggi Treu (centro"sinistra") e Biagi (centrodestra). Anche qui determinante il consenso sindacale, con l’introduzione di forme lavorative flessibili, salari dimezzati e diritti (anche costituzionali) annullati (ferie, malattia, ecc.) Così si è aperta la strada per la deregolamentazione, dopo i giovani, anche per i lavoratori con contratto a tempo indeterminato (vedi il recente caso-Pomigliano e ai tentativi di far passare l'accordo forzato come un modello da seguire per il futuro).
- Fisco iniquo, tra i più alti nell’Ue, che grava quasi esclusivamente sui redditi fissi.
- Servizi scadenti (sanità, trasporti pubblici, ecc.) e ticket per i redditi fissi.
Grazie a queste “politiche” si è arrivati alla situazione che i giornali oggi segnalano: crollo dei consumi per i generi alimentari dell’1,7 per cento per le famiglie italiane in grado di spendere 2.442 euro mensili e del 2,9 per cento per quelle con capacità di spesa fino a 2.020 euro mensili. Ne consegue che oltre un terzo delle famiglie ha perfino ridotto la quantità e la qualità di cibi e bevande che acquista. Diminuisce anche la spesa sanitaria, quella per la cultura, il tempo libero e per nuove tecnologie. I dati relativi alla distribuzione della ricchezza, i quali segnalano che il 10 per cento degli italiani possiede la metà della ricchezza nazionale, completano il quadro delle disuguaglianze nel nostro "Belpaese".
Questi sono i risultati cui siamo arrivati grazie alle politiche tutt’altro che asettiche e imparziali, ma di classe, portate avanti indifferentemente dai vari governi di centrodestra e di centro”sinistra”. Questi hanno preso a modello il liberismo e gli interessi dei ricchi e dei padroni, cui hanno consentito di continuare ad arricchirsi mentre si stavano affamando i redditi fissi con la scusa del bilancio e della spesa pubblica.
Ai lavoratori e pensionati lacrime e sangue ai ricchi miliardi e potere sociale. Ai lavoratori fame e precarietà, ai padroni libertà di licenziare e di “delocalizzare” le industrie e i posti di lavoro. Gli imbonitori di ogni colore dell’interesse “nazionale” hanno usato ogni argomento per convincere i discriminati sulla “imparzialità” e della giustezza e inevitabilità delle loro politiche e della necessità del “rigore” e dei “sacrifici”. Non per loro, però. Altro che interesse nazionale. Anzi il profitto padronale è stato elevato a interesse nazionale. Tanto è vero che la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, ha condiviso e condivide tuttora le “scelte” del Governo al punto da affermare: ”Penso di poter dire che le nostre richieste (degli industriali) siano state accolte”. Naturalmente, nel frattempo, si continua a parlare di “rigore”.
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