sabato 12 giugno 2010

Confindustria di centrodestra e di centro”sinistra”

E’ in atto il 40esimo convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria a Santa Margherita Ligure, ospite l'ambasciatore degli Usa in Italia David Thorne. In questo consesso si sta svolgendo un confronto tra due ali della Confindustria: quella che fa capo all’ex presidente della organizzazione dei padroni italiani e quella che fa capo all’attuale presidente.
L’ex capo assume apertamente un atteggiamento di critica nei confronti dell’attuale governo, del quale critica l’operato a partire dal ddl sulle intercettazioni, sostenendo così le tesi dell’opposizione di centro”sinistra”. L’attuale presidente, attorniata da ministri e capogruppo della maggioranza che replicano a Montezemolo aspramente, afferma di risposta: "Il nostro ring non è quello della politica, ma della sfida competitiva. Se avessi accolto la proposta che mi ha fatto il presidente Berlusconi di entrare al governo come ministro dello Sviluppo economico - ha proseguito Marcegaglia - avrei abdicato alla mia responsabilità".
A completare il quadro la presidente dei giovani industriali nella sua relazione al convegno dei giovani industriali che sostiene una tesi a dir poco innovativa: "Senza il rigore siamo un Paese spacciato. Ma senza crescita siamo un Paese morto". Ecco perché "quella tra rigore e crescita è una falsa antinomia". La situazione dell'Italia sotto il profilo economico-finanziario "è grave e seria" e la "manovra che ci è stata presentata a maggio non lascia spazio a dubbi" ma "sappiamo anche che i sacrifici non finiscono con la manovra". "Anche in economia, la depressione è uno stato psicologico. Per questo siamo preoccupati, come imprenditori e come italiani, come giovani italiani". Ciò che è certo, sottolinea, è che "l'arte di arrangiarsi non basta più". "Mai come in questo momento - ha aggiunto la giovane Guidi - ci vuole assoluto rigore nei conti pubblici, ma mai come in questo momento andrebbe messa in campo tutta la forza di quelle riforme che il Paese aspetta da anni e che possono riaccendere la crescita: le liberalizzazioni, una riforma fiscale che anche a parità di saldi almeno razionalizzi gli adempimenti, un importante snellimento e semplificazione della pubblica amministrazione, proseguendo e rafforzando gli sforzi del ministro Brunetta". Dunque, ha spiegato, "crediamo che un efficace complemento del federalismo fiscale potrebbe essere una provocazione culturale quale la revisione dei limiti che l'articolo 75 della Costituzione pone all'uso del referendum abrogativo e in particolare quello relativo alle leggi tributarie e di bilancio". La giovane Guidi dunque a completare il quadro ritiene che si debba passare dalla politica dell’approssimazione e dell’arrangiamento a serie “riforme” a partire dalla revisione dell'articolo 75 della Costituzione, da una nuova manovra finanziaria, dal rilancio delle liberalizzazioni e dalla riforma fiscale, senza spostare il saldo e la provenienza delle entrate naturalmente.
In questa prospettiva oltre a rivendicare la sua completa e totale rappresentatività nell’intero attuale “arco costituzionale” (Montezemolo con il centro”sinistra” e Marcegaglia con il centrodestra), il padronato detta al Governo e alla “opposizione” la linea e il calendario dei lavori. Occorre continuare nella politica di “rigore”. Come sempre rigore per i cittadini tartassati da un fisco aguzzino, i quali devono capire, se ancora non l’hanno fatto, che il tempo delle vacche grasse è finito, che si devono aspettare nuovi balzelli e tagli nei servizi e nello stato sociale. Il padronato però può continuare a dare il suo contributo alla politica del rigore a bordo dei propri lussuosi panfili. La Confindustria adopera la sua attuale presidente per ottenere da questo governo, nel quale per lei è pronta una poltrona di comando, il massimo a partire dalla modifica, oltre all’art. 41, dell’art. 75 della Costituzione. Questo per lei non vuol dire entrare sul ring della politica. Come se portare avanti le rivendicazioni padronali e chiedere modifiche della Costituzione non avesse nulla a che fare con quest'ultima. L’altro competitore interno all’organizzazione industriale, dal canto suo garantisce un approccio con l’attuale “opposizione” perché, non si sa mai, potrebbe tornare utile in caso di mutazioni del quadro politico in Parlamento.
La Confindustria e il padronato navigano a tutto campo occupando l’intero scenario politico italiano. Non sarebbe ora che i lavoratori e le forze politiche e sindacali a loro più vicine, facendosi interpreti degli interessi e dei diritti della classe lavoratrice, facessero sentire la loro voce gettando sul tavolo con forza le ragioni dei diritti dei discriminati e degli sfruttati?

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