Si avvicinano i mondiali di calcio. La grande ubriacatura sta per cominciare. Tutti ci metteremo davanti alla tv per ammirare 22 persone in mutande che, con magliette di diversi colori, prenderanno a calci una palla cercando di mandarla dentro una rete. Per questo spettacolo verranno utilizzate tutte le teorie retoriche più logore e consumate: La Patria, lo sport con la esse maiuscola, le capacità calcistiche dei giocatori, ecc... Tenteranno di farci dimenticare la crisi e i suoi costi per i lavoratori, i pensionati, i precari e i disoccupati. Tenteranno di farci dimenticare tutti i nostri problemi e le ingiustizie di questa società.
Se vince la nostra squadra, viva l'Italia, oblìo sui problemi. Saremo tutti accomunati nella gioia, milionari e disoccupati. Lo sport unisce! Cosa importa dei licenziamenti, della cassa integrazione, dello sfruttamento, delle pensioni a 70 anni, saremo appagati se i nostri campioni in mutande vinceranno! Chiuderemo un occhio se per dare quattro calci a una sfera prenderanno centinaia di migliaia o milioni di euro a pedata, mentre noi per guadagnare le stesse somme dovremmo lavorare non si sa quanti secoli.
Va bene così! A chi si è scandalizzato di questo stato di cose è stato risposto che non capisce nulla di calcio, che se i calciatori guadagnano tanto vuole dire certezza di introiti per lo Stato, che gli ingaggi servono per competere a livello internazionale, con quelli di squadre che hanno 400 milioni di fatturato e bisogna mantenere il target. E che noi abbiamo grandi famiglie di imprenditori come Moratti, Berlusconi, Agnelli, Della Valle, De Laurentiis che investono nel calcio e dobbiamo solo ringraziarli, essendo soldi di privati che, costoro, utilizzano a loro discrezione, sui quali lo Stato non entra, ecc..
Ci sarebbe da chiedere come mai questi ragionamenti non valgono, fatte le debite proporzioni, per i lavoratori e gli operai, per i quali lo Stato non usa lo stesso metro a partire dal taglio della scala mobile, dei salari e delle pensioni (a 70 anni per i giovani nuovi assunti), sui quali il governo insieme ai padroni interviene a mani basse bollando chi critica o si oppone, a questa politica, addirittura di essere contro il Paese.
Ma quale Paese? Il loro!
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