Tutti eravamo preoccupati del silenzio del sognatore Veltroni sulla questione di Pomigliano. Il silenzio di questo “innovatore” dirigente del centro”sinistra” lasciava adito a ogni ipotesi. Starà al fianco dei lavoratori e della Fiom? Sosterrà la loro lotta? Perché tace colui che, insieme ad altri “innovatori” ha determinato la scomparsa del Partito comunista italiano per creare, per i lavoratori un più roseo e radioso avvenire?
Ci ha accontentato. In un’intervista rilasciata al giornale della Confindustria ha annunciato il verbo. La Fiat e Pomigliano, parla Veltroni: "Un accordo duro ma inevitabile. Non ci sono ricatti, sull'assenteismo bisogna dire la verità, come i 1.600 permessi per le elezioni 2008". E ancora: "Questo accordo mi sembra inevitabile: è molto duro, però non avviene sotto un ricatto, bensì a causa di una condizione obiettiva che è figlia della nostra globalizzazione diseguale. Come sempre, bisogna mettere sul piatto della bilancia le due alternative: o si rinuncia come Paese a 700 milioni di investimenti e a 15mila posti di lavoro nel Mezzogiorno, oppure ci si confronta con una sfida, sicuramente difficile dal punto di vista delle relazioni sindacali e si cerca di trovare il punto più alto di equilibrio tra le esigenze dell’azienda e i diritti dei lavoratori, il primo dei quali è il diritto di sciopero. A questo proposito voglio ricordare che la Fiat qualche anno fa sembrava sull'orlo del collasso, ora è un’azienda che ha comprato Chrysler, è un’azienda in sviluppo che ha investito in Italia molti milioni di euro, è uno dei pochi pezzi d'Italia che invece di essere acquistata, acquista e vuole passare, in cinque anni, da 700mila a un milione e 600mila auto prodotte nel nostro Paese. Dunque, non cimentarsi con questa sfida sarebbe molto rischioso: così come io rifiuto l'idea di Sacconi e di altri di trasformare questo accordo in un modello, pavento anche il rischio che diventi un modello il contrario, cioè l'idea di rifiutarsi pregiudizialmente di affrontare una nuova idea delle relazioni sindacali".
Dopo queste dichiarazioni ci sentiamo sollevati! L’accordo è duro (per chi?) ma inevitabile e non ci sono ricatti, dice Veltroni. Non è vero che o i lavoratori accettano in pieno il diktat della Fiat oppure saranno disoccupati. Non è vero che si vuole stravolgere il contratto e la Costituzione. E’ vero, invece, che in alcune occasioni, come per le elezioni ci sono 1600 permessi. Non deve essere perseguito, secondo lui, il fenomeno deteriore causato da un malcostume che azienda e partiti, compreso il suo hanno agevolato e favorito, deve essere cancellato il diritto di assentarsi anche per la malattia. Come si fa, dice il sognatore, a rinunciare agli investimenti della Fiat campione del capitalismo italiano che, con tanto buon cuore, decide di “investire” in Italia invece che in Polonia: non è vero che “l’accordo” di Pomigliano diventerà un modello da esportare in tutti i posti di lavoro. Non è vero che il padronato italiano e la Confindustria intendono completare l’opera di demolizione delle conquiste dei lavoratori estendendo Pomigliano a tutto il Paese. C’è, viceversa il rischio opposto. Cioè che prevalga tra i lavoratori, a seguito dell’atteggiamento deteriore assunto dai dipendenti e dalla Fiom, l’idea di rifiutarsi pregiudizialmente di affrontare un “nuovo” modello di relazioni sindacali!
Evviva Veltroni: ha parlato e siamo tutti più sollevati. Come al solito il grande condottiero del centro”sinistra” ed ex ( molto ex) comunista si è speso per sostenere le tesi dell’avversario indebolendo ancora una volta la lotta di chi, pur tra sacrifici e rinunce, non intende vendere la propria dignità. Cosa ci si poteva aspettare da un “innovatore” di tale portata? Il suo sogno è un mondo senza conflitti nel quale i lavoratori accettino serenamente e fraternamente che siano calpestati diritti e conquiste di civiltà e insieme alla Confindustria diano il loro “contributo” al Paese, nella condivisione di un unico destino patriottico. Lavoratori, precari, disoccupati contribuite con i vostri miseri redditi: a dare “consigli etici e morali” ci penseranno, in un unico afflato miliardari e padroni e i loro “servitori” della politica, del sindacato e della stampa. E pure Veltroni: il sognatore coi sogni degli altri.
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