lunedì 14 giugno 2010

Modello Pomigliano

Prosegue incontrastata la campagna neoliberista promossa dalla Confindustria e fatta propria dal Governo. Il ministro Tremonti, utilizzando la tribuna della festa nazionale Cisl, ha dato il suo “contributo” alla costruzione di un manifesto politico neoliberale e corporativo: “È finita l’epoca del conflitto tra capitale e lavoro e tra questo conflitto e l’economia sociale di mercato, non ho dubbi: la via giusta è quella dell’economia sociale di mercato, che è la via di Pomigliano” ha detto il ministro. Libertà d’impresa ha affermato, ma anche conseguenti modifiche costituzionali, attacco al labirinto di leggi e regole che gravano sulle imprese elevando a modello da applicare in tutto il Paese i contenuti “dell’accordo Pomigliano”.
Nella trattativa di Pomigliano la Fiat, attraverso l’opera del suo rampante Amministratore delegato, cerca di imporre (sotto la minaccia-ricatto della chiusura di quello stabilimento, il licenziamento di 5mila operai e il trasferimento dell’attività all’estero) le sue regole padronali. Contro tutto ciò, finora, resiste solo la Fiom Cgil, mentre tutte le altre sigle sindacali hanno già dato il loro consenso all’ipotesi di accordo. E’ da notare che nonostante da settimane quanto avviene a Pomigliano sia al centro della cronaca, nessuno sa quali siano i nodi in trattativa e su quali di questi non vi sia accordo con la Fiom. I punti di scontro più rilevanti sono proprio quelli sui quali la Fiat intende lavorare per “garantire la sua competitività”: nuova organizzazione del lavoro su diciotto turni settimanali per sei giorni più ottanta ore di straordinario annuali, spostamento della pausa mensa a fine turno, riduzione da quaranta a trenta minuti delle pause nelle linee meccanizzate e recupero delle fermate tecniche anche per cause involontarie.
Emerge con chiarezza che quello che la Fiat cerca di imporre è un arretramento delle condizioni dei lavoratori che devono rapportare le loro necessità fisiologiche, come il mangiare a turni ininterrotti di otto ore o la diminuzione delle pause nei lavori ripetitivi e a catena, con ritmi ossessivi e con più che probabile incremento d’infortuni. A tutto ciò si aggiunge la pretesa dell’esenzione per l’azienda dal pagamento delle quote per malattia a suo carico nei casi di assenza coincidente con partite di calcio, festività o elezioni o per assenza per malattia dovuta, invece, alla partecipazione come rappresentante di lista alle elezioni. Ci si domanda come l’azienda farà ad accertare questa eventualità, dato che finora le imprese possono utilizzare solo il servizio ispettivo previdenziale che può accertare solo la presenza in casa del malato e il suo reale stato di malattia. Forse la Fiat prevede di dotarsi di un servizio investigativo aziendale cosa vietata dalla legge 300 (Statuto dei Diritti dei Lavoratori)?
Ancora nell’ipotesi prospettata si prevede il diritto per l’azienda di sanzionare il sindacato e i singoli lavoratori che dovessero scioperare contro uno straordinario contrattato (da chi?). Come può fare ciò un’azienda privata senza il ricorso al giudice? Forse il Governo ha manifestato alla Fiat l’intenzione di emanare nuove leggi esplicitamente a favore delle imprese e contro i lavoratori? Quale norma di giustizia può prevedere che a sindacare la legittimità di un accordo sindacale sia l’impresa privata che è parte in causa? Il loro modello di economia sociale di mercato prevede forse l’istituzione di un sindacato corporativo simile a quello esistente durante il fascismo?
Ora è chiaro che l’accordo economico sociale di mercato che vogliono imporre ai lavoratori di Pomigliano e che Confindustria e Governo vogliono elevare a modello da esportare in tutto il Paese prevede che la libertà sia solo per le imprese e i padroni che possono ignorare diritti consolidati, non certo per i lavoratori cui si riserva oppressione e sfruttamento e salari taglieggiati: un vero ricatto al quale devono sottostare se vogliono ancora lavorare. Evviva la libertà padronale! Evviva l’impresa svincolata dal ruolo sociale previsto dall’articolo quarantuno della Costituzione!
Occorre impedire tutto ciò!

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