Si è svolta il 19 giugno a Roma la “kermesse” (cosi è stata definita da “La Repubblica”) o manifestazione di “protesta” del Partito democratico contro la politica economica del Governo. Il segretario del Pd Bersani ha lanciato una accusa “pesantissima” al Governo Berlusconi, quella di avere varato una manovra che è composta di “2.380 commi senza uno straccio d’idea, senza direzione di marcia in cinque minuti. Con questa manovra – ha detto Bersani - viene data una pistola agli enti locali perché sparino al popolo. Perché sparino al popolo non alle quaglie. Saremo punto e da capo tra qualche mese e avremo dato una botta ai redditi medio bassi. La manovra è depressiva. Riduce i consumi, lo dice anche la Banca d'Italia. In questa manovra pagano gli insegnanti, i bidelli, i poliziotti ma quelli con il reddito di Berlusconi non pagano nulla“.
A sentire Bersani la “taratura” della manovra sarebbe dovuta alla “improvvisazione e impreparazione del Governo, che scriverebbe 2.380 commi alla cieca senza alcuna linea economica prestabilita o ragionata”. L’accusa principale al Governo sarebbe, stando a questa considerazione, perciò quella di aver agito con faciloneria e superficialità senza alcun input preciso. Poi però aggiunge che la manovra colpisce solo i redditi medio bassi ma non quelli di Berlusconi (cioè dei ricchi). E’ un caso? E’ la prima volta? Oppure è, di fatto, il tratto comune che unisce centrodestra e centro”sinistra”, nelle politiche economiche che entrambi gli schieramenti hanno portato avanti negli ultimi venti anni? Certamente Berlusconi ha rappresentato la borghesia più grezza e rampante. Il centro”sinistra” non è stato da meno, nella stessa direzione, con la politica dei redditi (a senso unico), le “riforme” previdenziali (che hanno seppellito lo stato sociale), le privatizzazioni e il rilancio del liberismo, le “riforme elettorali maggioritarie”, la precarizzazione dei rapporti di lavoro, le compatibilità economiche e le politiche di “concertazione” sindacale, ecc. ecc. ecc.
E’ proprio qui il punto dolente di Bersani e del Pd: quante altre “prove” di “purificazione” devono dare per dimostrare al padronato di essersi emendati dal loro peccato originale quello di provenire da un partito che si chiamava comunista? "Ma quante volte dobbiamo dirci liberali prima di toccare un petroliere? Ma quanti turni devono fare gli operai perché si possa toccare un petroliere?" ha detto Bersani. Quale altra dimostrazione devono dare, oltre a quelle già date, coloro che ora dirigono il Pd ma provengono dal Pci per essere accettati dal padronato? Non è stata sufficiente la cancellazione della scala mobile? L’annullamento del sistema pensionistico? Il sostituto d’imposta? Le compatibilità economiche e la flessibilità? Il precariato? L’annullamento del diritto di sciopero e della indennità di malattia a Pomigliano (poi forse in tutta Italia). L’accettazione piena e incondizionata alle logiche del mercato e il contributo per la cancellazione politica dell’opposizione di sinistra nel Parlamento e nel sindacato a partire dalla Cgil?
Bersani ha manifestato un timore che rasenta il terrore. Quello cioè che sia confusa come anti-sistema e anti-mercato una sua critica, mentre viceversa questo non è (che il padronato consenta anche al Pd un po’ di “sano” populismo!) Cosa mai deve fare perché il padronato e la borghesia italiana lo capiscano? Bersani (lo stesso che andrebbe ad Arcore a piedi o si alleerebbe pure con Fini per vincere la deriva populista di Berlusconi) mantiene l’ambiguità circa gli interessi e i ceti che rappresenta il Pd, ma oltre la timida denuncia non avanza alcuna proposta per rendere meno iniqua la manovra che colpisce solo i redditi medio-bassi. Egli lancia, in ultimo, una velata accusa alla restante “opposizione” cui rinfaccia che "c'è chi, per far vedere quanto è contro Berlusconi, se la prende con noi. Noi non diremo mai una parola più che positiva verso le altre forze di opposizione e chi non fa così si prende le sue responsabilità". Il segretario del Pd non si è reso conto che i cittadini e i lavoratori hanno capito che se Berlusconi rappresenta per loro il male, il Pd non rappresenta certo il bene, anzi è il partito e il ceto politico che, con la continua “revisione” e negazione del proprio peccato originale, diventa un nemico riconoscibile. Forse il più insidioso.
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Bravo, 8+...
RispondiEliminaGrazie, anche se questa non è farina del mio sacco ma dell'altro autore. Problemi di editor del sito e copia-incolla.
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