venerdì 25 giugno 2010

L’Unità e il comunista su misura

E’ comparso, un paio di giorni or sono sull’Unità on line, un articolo dedicato a un operaio della Fiat di Pomigliano nel quale quest’ultimo si definisce “orgogliosamente e testardamente comunista”. L’operaio dichiara di essere iscritto alla Fim Cisl e di non essere più militante del Partito della Rifondazione comunista da due anni. Con riferimento al referendum di Pomigliano afferma: ”Se chiude la fabbrica consegniamo 17mila persone alla camorra” non solo, in questo caso si “farebbe crollare del 20 per cento il Pil (prodotto interno lordo) della Campania”. Conclude poi: ”Autoconfinarsi nella ridotta massimalista significa, per una parte del sindacato, favorire il disegno di questo Governo e di questa maggioranza, teso a eliminare dalla scena politica e sindacale ogni forma di dissenso organizzato" (favorendo il consenso organizzato?) "Così veramente nessuno disturberà più il manovratore" (allora meglio firmare l’accordo come hanno fatto Cisl, Uil e Ugl?) "Siamo già fuori dal Parlamento (?), vogliamo farci cacciare anche dalla fabbrica? Io con Marchionne voglio continuare ad averci a che fare, voglio continuare a contrappormi a lui su tutto" (meno che sull’accordo sottoscritto che a causa della mancata firma della Fiom ha reso necessario il referendum) "sugli orari, gli scioperi, le malattie, i turni, le condizioni di lavoro”. E’ per questi motivi che il nostro testardo comunista all’Unità dichiara di aver “votato sì a testa alta” al referendum".
Era da molto tempo che sull’Unità, giornale che porta ancora la dicitura “fondato da Antonio Gramsci”, non veniva dato così grande risalto a una persona che si autodefinisce comunista (perlomeno venti anni). Dopo tutto questo tempo il quotidiano è riuscito a trovare un comunista che ha la stessa posizione del Pd sulla vicenda Pomigliano e in generale sulle “strategie sindacali”. Sorge il sospetto che questo comunista sia su misura per il Pd (e forse proprio per questo ha trovato spazio su quel giornale). Non si contesta la legittimità delle posizioni di ciascuno, quanto la correttezza dell’uso che se ne fa. L’Unità, infatti, dopo aver smesso anche formalmente di essere un giornale comunista, vuole accreditare l’opinione verso i suoi lettori di essere ancora punto di riferimento anche per chi si ostina a dichiararsi comunista. Un’operazione spregiudicata e patetica per catturare consensi che dà la misura della disperazione politica di un giornale che non ha il coraggio delle sue idee politiche, come il Pd del resto.
Nel merito delle posizioni, il nostro orgoglioso e testardo operaio comunista è preoccupato per il Pil della Campania, del pericolo della crescita dei consensi per la camorra, si dichiara iscritto alla Cisl e si dice pronto a continuare a contrapporsi a Marchionne su orari, ecc. ecc. Partendo proprio da queste ultime considerazioni, non mi pare che la Cisl abbia una storia di contrapposizioni né con il padronato, né col Governo negli ultimi anni. In particolare: ha sottoscritto, insieme alla consorella Uil e senza la Cgil (che poi, però, si è accodata) ogni sorta di accordo patriottico (senza alcuna verifica referendaria tra i lavoratori, cui si è opposta) sulla politica dei redditi e della concertazione (con l'eliminazione della scala mobile), sulle pensioni, sulla precarizzazione e flessibilità del lavoro, sulla manovra economica del Governo che ha di fatto condiviso. Inoltre a Pomigliano ha concesso di tutto di più su orari, scioperi, malattia, turni e condizioni di lavoro.
Il Pil lasciamolo alla Confindustria e al padronato, loro se ne intendono di più, noi parliamo di occupazione e di salari. I dati macroeconomici ci dimostrano, infatti, che se il Pil cala a pagare sono i lavoratori, se cresce a guadagnarsi sono i padroni. La camorra e la mafia fioriscono soprattutto nelle aree in cui non è garantito il diritto al lavoro dallo Stato cui si sostituisce la malavita organizzata nel “fornire” lavoro ai disoccupati, perché un’intera classe politica e padronale per decenni ha elargito a pioggia i finanziamenti della defunta Cassa del Mezzogiorno. Finanziamenti che erano destinati allo sviluppo di quelle aree per creare occupazione e non per finanziare imprenditori pescecani e speculatori che hanno realizzato cattedrali nel deserto e sono poi tornati al nord col malloppo.
Caro compagno (si può dire ancora compagno per un comunista che rilascia le sue dichiarazioni sull’Unità?) rifletti! Il tentativo del padronato è di scambiare un misero e schiavizzato posto di lavoro con diritti fondamentali di civiltà, salari taglieggiati e condizioni di lavoro barbare: non ritieni che un comunista a tutto ciò si dovrebbe opporre? In questo caso non ti potrebbe sorgere il legittimo sospetto di essere stato usato da Marchionne e dall’Unità come uno specchietto per le allodole?

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