Si tiene oggi il referendum sull'accordo sindacale di Pomigliano sottoscritto, oltre che dalla Fiat, da tutte le sigle sindacali esclusa la Fiom e i sindacati di base.
Con il referendum la Fiat e il padronato intendono "saggiare" il livello di consapevolezza e di disponibilità dei lavoratori. Se sono cioè, in una epoca di "competizione globale", disposti a subire il ricatto rinunciando a diritti costituzionali, contrattuali e di civiltà. Il tutto adeguando il proprio status a quello dei lavoratori dei Paesi del Terzo mondo, che grazie alle logiche del mercato diventano competitori in una sorta di gara in negativo, pur di lavorare.
Proprio questo è in gioco! Il venir meno nel Paese e in Parlamento di una forte componente politica di classe dei lavoratori ha spianato la strada e ha rinvigorito il padronato, che si sente forte al punto di tentare di dare la spallata finale. L'obiettivo è piegare il settore operaio tradizionalmente più combattivo, quello dei metalmeccanici, aprendo così la strada per la restaurazione di un sistema sociale che rimetta al centro il profitto e il mercato.
Quanto succede a Pomigliano fa il paio con ciò che sta accadendo in Parlamento, con il tentativo di modifica dell'articolo 41 della Costituzione. Occorre prendere coscienza della portata dello scontro in atto il cui esito determinerà, in un modo o nell'altro, il nostro futuro. Sulle spalle della Fiom e dei Cobas grava una grande responsabilità. Queste due organizzazioni sindacali rappresentano oggettivamente l'unico baluardo rimasto a difesa dei diritti e della Costituzione nata dalla Resistenza. L'altro sindacato, quello disponibile alla rinuncia e alla cancellazione di decenni di lotte e conquiste sindacali per un piatto di lenticchie, brinderà alla vittoria con la Fiat per il "sì" al referendum. Diranno che avevano ragione loro. Che il voto di consenso all'accordo sottoscritto è un voto contro le posizioni estremiste di chi vi si opponeva. Diranno che ha prevalso la "ragione" e hanno vinto loro! Ma è una vittoria di Pirro.
I lavoratori, non solo quelli di Pomigliano, in tutta questa vicenda hanno avuto modo di capire chi sta dalla loro parte e chi è con il padrone. Il "sì" al referendum non esprime infatti il consenso dei lavoratori ai contenuti dell'accordo, ma al lavoro cui non si può e non si deve rinunciare. Gli scioperi a Termini Imerese e alle carrozzerie di Mirafiori contro l'atteggiamento arrogante e prepotente assunto dalla Fiat e in solidarietà con i lavoratori di Pomigliano, possono essere un primo segnale di risveglio che può preludere a una nuova stagione di riscossa dei lavoratori italiani.
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